Buongiorno Everpopppiani! Another week, another book. Questa volta tocca ad un libro di Silvia Vecchini, capitatomi tra le mani in modo “bizzarro”, ma a quanto pare, mi è capitato tra le mani, nel modo giusto!
Siamo tutti un po’ dislessici. Capire le cose che ci capitano e trovare le parole giuste è difficile per tutti.
Voglio in primo luogo, complimentarmi con la Giunti Editore e la sua sezione Kids e Junior (lo so, sono nuovamente incappato in una lettura inferiore alla mia età, ma fa niente, ogni tanto è sempre bello tornare bambini). Bisogna complimentarsi per il loro lavoro, attento alla ricerca di letture per ragazzi degne di essere lette (vedi Wonder). Credo inoltre che la casa editrice stia facendo un lavoro serio e fenomenale, per quanto riguarda la cura di queste letture, destinate sì agli adolescenti, ma ricche di contenuti (non stiamo parlando di libricini privi di valore [anche se, libri privi di valore non dovrebbero nemmeno esistere]). Come Wonder, anche questo nuovo libro, riesce a toccare argomenti seri e d’impatto, in modo semplice e chiaro, alla portata di tutti (perché sì, diciamocelo, un buon libro deve essere così: alla portata di un vasto pubblico). Ho trovato il libro della Vecchini (autrice che non conoscevo, ma che ho scoperto essere davvero brava), nonostante la mia età avanzata (Ventisei il 26 di questo mese) appagante e terribilmente piacevole, ricco di contenuti degni di essere raccontati. Il libro, come la stessa Vecchini scrive in postfazione, è tratto da diverse storie vere, che l’autrice ha saputo combinare audacemente tra loro, riuscendo a plasmare un’unica storia, capace di esprimersi a parole proprie. Sì, perché sono le parole le vere protagoniste di questo libro: esse sono parole confuse e distratte, parole mute e silenziose, parole non dette o urlate, parole nascoste. Il libro si esprime proprio attraverso queste parole, attraverso le parole della sua giovane protagonista, Emma, che deve fare i conti con la sua dislessia (deve conoscerla, affrontarla, ma soprattutto riconoscerne la sua esistenza). Queste parole, dimostrano che, nonostante uno svantaggio, persino un soggetto dislessico (come Emma) può comprendere quelle parole, celate o semplicemente sussurrate, che normalmente persino agli altri è difficile comprendere. Eccovi la trama:
Emma fa la seconda media. Da un po’ di tempo pare che intorno a lei si sia creato il deserto. Il gruppo che impersonerà le Dee dell’Olimpo alla sfilata di carnevale l’ha gentilmente buttata fuori. Sulla ”lista dei segreti spacciati”, che viene trovata misteriosamente nell’armadio di classe ogni tanto, è apparsa la scritta: ”Emma della seconda E finirà nel gruppo RPS”. Recupero, potenziamento, sostegno. E’ di questo che ha bisogno, Emma. ”Sono diventata stupida” pensa. Ma non è il caso di parlarne a casa. Papà è malato, molto malato. E’ in attesa di un trapianto. I suoi problemi Emma li affronterà da sola. Ma non è facile, quando si vive la scuola come un campo minato pieno di insidie, dove i concetti sembrano sfuggire come anguille e le parole si intrecciano e si confondono, come un gomitolo di suoni inceppati…
(Per una volta) Ammetto la mia ignoranza: fino ad oggi non sapevo di preciso cosa fosse la dislessia, cioè lo sapevo, ma non così dettagliatamente come ora, a fine lettura. Questo libro (lo dico e lo ripeto), è ricco, pieno zeppo, di temi diversi, temi da non sottovalutare, temi di cui è sempre meglio esserne a conoscenza; è fatto di temi, è fatto di segni, è fatto di emozioni. Ho amato la storia di Emma, il suo coraggio, la sua voglia di poter andare avanti. Ho amato Alessandra, perché è una di quelle professoresse che svolgono il loro lavoro con passione, perché è una donna che vive per aiutare il prossimo, affrontando questa sua “missione” a testa alta, e con il sorriso sulle labbra.
I personaggi e la scrittura sono davvero ben strutturati, niente e lasciato al caso, certo forse qualche volta mi è sembrato di incappare in luoghi comuni, ma c’è da dire che sono risultati piuttosto strategici quei “cliché”, poiché bisogna ricordare che rimane comunque un libro rivolto ad un pubblico adolescenziale, e quindi ogni tanto ci sta. Io non sono un gran estimatore della letteratura italiana, lo ammetto, ma devo fare i miei complimenti alla Vecchini, perché questo libro non è il solito scimmiottamento della letteratura adolescenziale americana. Qui i protagonisti sono italiani, e vivono da italiani, nemmeno una volta vi si leggono i soliti fronzoli attinti dalla letteratura straniera. I miei complimenti.
Per quanto riguarda l’edizione, be’ la Giunti non mi delude mai. Copertina deliziosissima, semplice e d’impatto. Cura interna del libro, impeccabile (adoro il trattamento dei titoli dei capitoli). E poi come sempre, il prezzo è più che abbordabile.
Per quanto riguarda l’edizione, be’ la Giunti non mi delude mai. Copertina deliziosissima, semplice e d’impatto. Cura interna del libro, impeccabile (adoro il trattamento dei titoli dei capitoli). E poi come sempre, il prezzo è più che abbordabile.
Mi sento di consigliare questo libro, a grandi e piccini, perché grazie ad esso ho imparato qualcosa, ma anche perché grazie alla sua storia ho capito che, pure se i segni ci sono avversi, è sempre possibile trovare una soluzione ad un problema, basta crederci.
Lasciatevi incantare da Emma, dalla sua storia, e dalle sue confusissime (ma chiare) parole; lasciate che vi sfiorino il cuore.
Titolo: Le parole giuste Data di pubblicazione: giugno 2014 Casa editrice: Giunti Editore Autrice: Silvia Vecchini Prezzo cartaceo: 9,90 € Pagine: 144
p.s. nel libro si parla anche di scacchi, è impossibile non adorarlo.
p.p.s. La Vecchini è al Salone del libro di Torino (prima o poi riuscirò ad andarci) il 14 maggio, ore 11.45, Spazio OpLab. Se riuscite a passarci, salutatemela, e ditele che ha tutta la mia stima.
See you soon. -Lewis
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