giovedì 27 aprile 2017

Botta&Risposta: Natasha Pulley a Tempo di Libri


Buongiorno e buon giovedì amici di Everpop! Quest'oggi recuperiamo uno degli interventi più interessanti al quale ho assistito a Tempo di Libri. Si parla di tempo, di Giappone, e di tecnologie misteriose. La parola a Natasha Pulley e Alcide Pierantozzi.
L'OROLOGIAIO DI FILIGREE STREET
di Natasha Pulley
                                                                                           

TITOLO ORIGINALE: The Watchmaker of Filigree Street


EDITORE: Bompiani

GENERE: Narrativa Contemporanea

PAGINE: 384pp

PREZZO: 19,00€

USCITA:  22 mar 2017

RECENSIONE QUI


TRAMA

Londra, 1883. Thaniel Steepleton, giovane, modesto telegrafista al ministero dell'Interno, una sera trova un dono anonimo sul cuscino del suo letto: un orologio d'oro. È proprio l'orologio, strillando, a salvarlo dall'esplosione di un ordigno che devasta un pub. Thaniel si trasforma in investigatore antiterrorismo e rintraccia l'artigiano che ha creato il prodigioso manufatto: si chiama Keita Mori, viene dal Giappone e nel suo laboratorio in una stradina di vecchie case a Knightsbridge prendono vita straordinari esseri meccanici, prodigi luminosi, uccelli di bronzo, un polpo rubacalzini. L'incontro con Mori - e quello con Grace Carrow, brillante studentessa di fisica che cerca di combattere i pregiudizi per diventare scienziata e scoprire la verità sull'etere luminifero - cambierà la vita di Thaniel. Tre personaggi che non sono mai quello che sembrano, un passato - e un futuro - che uniscono in modo singolare l'Inghilterra all'estremo Oriente, una miscela specialissima di storia e magia per un romanzo d'esordio che sfugge alle etichette e chiede al lettore di stare al gioco senza riserve.

LA MAGIA
DEL TEMPO


ALCIDE PIERANTOZZI
Questo libro mescola romanticismo e fantasia, tecnologia e storia, è un libro pieno di animali meccanici e di orologi particolari. Siamo in un periodo importantissimo, un 800 caratterizzato dagli attentati da parte dell'Irlanda sull'Inghilterra, ma anche dalla nascita della metropolitana. Un'Inghilterra all'interno della quale il Giappone è assai vivo e presente. Il vero protagonista, secondo me è per l'appunto il Giapponese Mori, che non è per nulla un protagonista buono. Ma ecco la domanda: Da dove è venuta l'energia per scrivere questo libro, per riuscire a rendere gradevole la lettura di tutta questa varietà di argomenti, come la magia, la tecnologia, la fantasia. Ma soprattutto il tuo romanzo è solo frutto della tua fantasia, oppure c'è dietro un lavoro sulla chiaroveggenza, sul rapporto dell'uomo con gli spiriti? Immagino tu abbia studiato molto prima della stesura di questo libro.

NATASHA PULLEY
Sì certo, c'è tantissima ricerca dietro la scrittura di questo libro, ed hai perfettamente ragione non si tratta semplicemente di un romanzo di tipo Fantasy, ho voluto infatti illustrare quelle che erano allora le credenze relative alla scienza. Durante la stesura sono rimasta particolarmente colpita da come le persone assistessero, a quei tempi, al sorgere dello spiritualismo, a come prendessero le storie di fantasmi e la chiaroveggenza, tutti argomenti assai vivi in quel periodo, non perché i vittoriani fossero impazziti, ma perché secondo loro era su questi aspetti che si basava la scienza ed il suo studio. Si studiava tanto l'etere, perché si pensava che fosse una sostanza che muovesse non solo le particelle luminose della luce, ma anche gli impulsi elettrici, e di conseguenza la chiaroveggenza si impone e diventa qualcosa di naturale da studiare. E poi la tentazione odierna è quella di avere la visione molto arida della scienza, dandone una descrizione molto asettica di quello che essa comporta, di quello che conosciamo e sappiamo, ma in realtà la scienza è qualcosa di estremamente dinamico, ha una storia dietro di se piena di esperimenti falliti e cose simili. C'è quindi un po' di magia in tutta questa scienza sperimentale che poi si è rivelata essere sbagliata e scorretta dopo gli studi di Einstein, e questo ha suscitato tutto una serie di delusioni negli appassionati della scienza, poiché ritenevano che tutto questo fosse genuinamente vero. Questa tristezza nello scoprire che tutto ciò non possedeva nulla di scientifico permane anche oggi. Con il libro io volevo far rivivere ancora la magia di questa scienza.

ALCIDE PIERANTOZZI
Al centro di questo libro il vero protagonista che è Mori, che è appunto un orologiaio e costruisce robottini veri e propri come il polipo Katsu. Questo è allo stesso tempo un problema ed una meraviglia all'interno di un romanzo perché lui è un pericolo per chi gli sta di fianco, ma anche una risorsa. La mia domanda non riguarda tanto la capacità che ha Mori di leggere le intenzioni degli altri, ma piuttosto Perché all'interno del romanzo sottolinei la presenza del Giappone che si insinua in questa Londra Ottocentesca? Per quale motivo secondo te c'è sempre più questa tendenza di parlare di Giappone all'interno dei romanzi d'oggi?

NATASHA PULLEY
La ragione per cui mi sono appassionata al Giappone è perché ho amato il paese e ne ho sviluppato vera e propria ossessione per esso, quando all'università ho studiato la lettura e la poesia giapponese. Sono stata letteralmente sopraffatta dal fascino di questa lingua, basti pensare agli Haiku, delle brevi poesie suddivise in quattro strofe piccine in cui sono però contenute tantissime parole se le si traduce in italiano o in inglese. E' fantastico quante informazioni riescano a racchiudere in pochissime strofe. Inizialmente quindi la passione era essenzialmente di ordine accademico, poi dopo ho sviluppato un vero e proprio amore. Quando poi ho iniziato la stesura di questo libro ho subito pensato che l'orologiaio dovesse essere straniero, perché nella letteratura fantasy abbiamo bisogno di uno straniero che conferisca al romanzo quel tocco di magia necessario per suscitare interesse. Da lì ho poi sviluppato il mio interesse per il Giappone, ed ho scoperto che durante il periodo del romanzo c'era appunto un piccolo villaggio a Londra di artigiani giapponesi che proprio in quel periodo si stava modernizzando. Il loro rapido sviluppo ha catturato la mia attenzione, soprattutto perché nelle nostre zone un cambiamento del genere avrebbe richiesto molti più anni. Tutto questo aveva per me qualcosa di magico. Per quanto riguarda invece il fatto che oggi il Giappone venga così tanto utilizzato in letteratura e nel genere fantasy è perché durante il Diciannovesimo secolo il Giappone si presentava come un paese magico e bizzarro, proprio per le trasformazioni che aveva subito in questo periodo.



ALCIDE PIERANTOZZI
C'è una componente del libro di cui non abbiamo ancora parlato, ma che invece è assai importante. Il tuo libro si legge a tratti come se fosse un lungo haiku, con questa capacità di trascinarti dentro le pagine, a tratti invece ricorda certe pagine della letteratura francese, molto più calda e ricca. Il tuo è un libro molto scorrevole che vuole però affatturare il lettore, incantarlo e portarlo dentro la storia. Mi piacerebbe molto capire il lavoro che hai fatto sulla lingua. Tu ti discosti dalla corrente attuale che segue in un certo senso la stesura di storie sullo stile di serie televisive, oppure delle storie rivisitate, e segui il genere letterario classico. Ti ritrovi in questo?

NATASHA PULLEY
Ritorna di nuovo questo concetto che il libro secondo il quale il libro appartenga al genere fantasy, ma in realtà che ci sia dietro anche tutto un lavoro sulla lingua. Non ritengo che ci debba essere una sorta di distinzione tra il genere letterario da quello che invece, come il fantasy, costringe a voltare la pagina perché affascinante. Secondo me ci può (e dovrebbe) essere una fusione tra le cose, una cosa di cui  ho voluto assolutamente parlare all'interno del romanzo è di scrivere di un mondo  magico, pur non assimilandolo ad un genere spazzatura, del tipo che leggi e poi butti via. Senza quindi svalutare il genere, perché la letteratura magica può essere anche una buona letteratura. E oggi questo viene sempre più fatto: la combinazione tra una buona scrittura ed il genere fantasy, soprattutto nella letteratura inglese. Da parte mia c'è stato uno sforzo consapevole di creare questo collegamento, ci sono persino alcune strofe di poesia nel libro, e non solo dialogo. Chiaramente si tratta del mio primo libro, quindi ho ancora tanta strada da fare, ma c'era però sin da subito questa volontà di non svalutare questo genere letterario.



ALCIDE PIERANTOZZI
Un altro tema al centro del libro è quello della femminilità di Grace, la protagonista che si trova a combattere contro tutto un sistema maschile, tipico di questo periodo storico. E' molto forte il suo modo di muoversi all'interno del libro, e altrettanto forte la scelta di questo personaggio di posizionarsi, sin da subito, contro quello che in realtà è il vero protagonista, Mori. Noi non capiamo mai quanto abbia ragione e quanto no, ma è lei quella che tiene le redini del gioco. Risulta naturale chiedersi come mai un personaggio così positivo mette in discussione il vero protagonista del libro, tanto da farlo sembrare quasi un mostro. 

NATASHA PULLEY
Chiaramente la mia intenzione non era quella di intaccare negativamente il personaggio di Mori attraverso la figura di Grace. Quello che però mi fastidio è che si accetti molto velocemente che il personaggio buono così rimane ed è ben distinto dal suo antagonista. Grace ha questo ruolo perché è una scienziata, e quindi la sua indole la porta a studiare tutto e a mettere in discussione tutto per approfondire qualsiasi argomento. Riesce infatti a studiare il personaggio di Mori proprio grazie alla sua metodologia scientifica, tanto che è l'unica che riesce a sfidarlo e a mettere in discussione le sue capacità. Questo per me è molto importante perché nel genere fantasy si tende ad assegnare la bontà e la positività al personaggio protagonista e non agli altri, una cosa che io non volevo fare. Non volevo che ci fossero il buono ed il cattivo contrapposti e separati. Anche io non è che ami molto il personaggio di Grace, ma non per questo posso dire che ha torto, anzi Grace ha ragione: Mori potrebbe essere un personaggio pericoloso, potrebbe avere un impatto catastrofico sulle persone e sulla società, e per questo è proprio lei a suggerire al suo compagno di dubitare di quest'uomo. Ed era importante per me che la voce della ragione e della razionalità fosse proprio una donna, perché nella letteratura di quel tempo si assegnavano alla donna caratteristiche come l'isteria, l'incapacità di pensare in modo razionale e freddo, e questo chiaramente non era vero, perché ci sono state donne che sono state razionali ed impostate. 

ALCIDE PIERANTOZZI
Hai mai incontrato un chiaroveggente, o comunque hai mai incontrato una persona che ha messo in discussione la tua "fede"?

NATASHA PULLEY
Purtroppo non ho mai incontrato nessuno che sia riuscito a scuotere e mettere in discussione le mie convinzioni scientifiche, perché alla fine sono molto solite. Però tutti siamo abituati a sentire persone che ci raccontano storie che trattano di fantasmi o spiriti. Nella mia stessa famiglia c'è mia madre, la quale è convinta che mia nonna fosse una chiaroveggente, perché sapeva dire chi stava arrivando ed il momento esatto in cui sarebbe arrivato, prima ancora che la persona arrivasse, e pensate che all'epoca non c'era ne internet ne il telefono. Tutti ti racconteranno storie di fantasmi, persone che hanno visto il fantasma di un soldato romano sulla strada di Bristol, sfortunatamente non io. Sfortunatamente a me non è mai capitato di incontrare nessun personaggio di questo tipo, mi piacerebbe, anche se so di essere decisamente la persona sbagliata, proprio per via delle mie convinzioni scientifiche robuste. Però la ragione per cui ho anche descritto questo periodo storico era proprio per questo aspetto magico assegnato alla scienza, che consentiva lo sviluppo di credenze fantasiose ma molto affascinanti.



ALCIDE PIERANTOZZI
Quanta verità storica c'è all'interno del tuo libro? Sei interessata al romanzo storico, o sei aperta ad altri generi? In Italia il romanzo storico è presente nel mercato, ma non è ben visto dagli editori se fatto da scrittori italiani. Tu invece cosa ne pensi?

NATASHA PULLEY
Direi che nove decimi del libro riflettono quella che era la storia del periodo, la metropolitana nasceva prima, mentre il villaggio di Mori era veramente esistente e contemporaneo a quel periodo, e ci sono stati gli attacchi terroristici. Perché ho scelto il romanzo storico per ambientare il libro? Perché la storia è estremamente utile per poi dare spazio alla magia e al genere fantasy. Se avessi ambientato il libro nella realtà odierna le persone sarebbero state in grado di stabilire quanto avevo inventato o no, mentre ambientando il libro 150 anni fa molte persone non conoscono la storia di quel periodo e questo fa si che siano attratte alla lettura del libro. Quello che ho apprezzato molto fare è stato proprio sfumare la linea di separazione tra realtà e fantasia. Londra esisteva in quel periodo mentre Mori è un personaggio assolutamente inventato. Quando mi si chiede ma cos'è vero e cosa non lo è, secondo me non è importante saperlo perché la storia è qualcosa di molto strano che ti consente di giocare con la scrittura, se appunto tutto fosse vero non potremmo conservare questo senso della magia, e poi la storia può dare rispettabilità al genere fantasy, dargli potere. Trovo tragico che gli editori italiani rispondano che il genere storico non interessa, prima di tutto perché l'Italia è ricca di storia, e in secondo luogo il romanzo storico consente la fusione di tantissimi altri generi. Si può dar vita a romanzi meravigliosi semplicemente combinando il romanzo storico con altri generi diversi.



ALCIDE PIERANTOZZI
L'ossessione per gli orologi e la conoscenza dei loro meccanismi, è una tua passione da sempre o ti sei dovuta documentare? E la cerimonia de tè?

NATASHA PULLEY
Chiaramente sono affascinata dalla cerimonia del tè. Per quanto riguarda invece gli orologi nel Diciannovesimo secolo venne affinata moltissimo la tecnica sui meccanismi ad orologeria. In quel secolo si sviluppano macchine, assimilabili ad oggetti delle favole, come specchi o spade, oggetti magici, che però hanno una loro spiegazione ma rimane, pur rimanendo comunque questo alone di magia che avevano gli oggetti nel passato e nelle favole, e gli oggetti tipici per antonomasia di questo periodo sono appunto gli orologi. Chiaramente per scrivere di orologi ho dovuto fare uno studio attento su questi meccanismi, anche se però il mio interesse veniva più che altro dagli oggetti delle favole.



Be' mi sembra chiaro che anche la tecnologia possiede un proprio fascino, e che la magia può essere scovata persino nella scienza. Non ci credete? Leggete L'orologiaio di Filigree Street allora!
See you soon! -Lewis


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