mercoledì 3 maggio 2017

Botta&Risposta con Paola Zannoner su "L'ultimo Faro"


Buongiorno Evereaders, anche oggi recuperiamo una delle passate interviste fatte durante il meraviglioso Tempo di Libri! Quest'oggi vi propongo quella fatta ad un'autrice di libri che scrive per ragazzi ma che comunque riesce sempre e comunque ad emozionarmi in qualche modo (e dico così perché ci riesce in tanti modi diversi). Amici di Everpop, oggi con noi...Paola Zannoner.


L'ULTIMO FARO
di Paola Zannoner
                                                                                           

TITOLO ORIGINALE: L'ultimo faro

EDITORE: De Agostini

GENERE: Narrativa Young Adult

PAGINE: 363pp

PREZZO: 14,90€

USCITA: 11 apr 2013



TRAMA

Un bellissimo faro sul mare e tre settimane di vacanza. Per quattordici ragazzi sta per iniziare un'estate magnifica. Un'estate di amicizie, amori e anche piccoli dissapori. Ognuno di loro ha una storia diversa alle spalle, una ferita da nascondere, un segreto da custodire. Come Samuele, sempre pronto ad attaccare briga con tutti; o Fran, che è così timida da non riuscire a parlare con nessuno; o ancora Ahmed, il ragazzo scappato dalla guerra... E poi c'è Lin, tredici anni e un numero di assenze ingiustificate sufficiente a farsi cacciare da scuola. Dalla vita ha imparato due cose: la prima è che non bisogna mai abbassare la guardia, la seconda è che non ci si può fidare di nessuno. Per questo Lin preferisce starsene per conto proprio piuttosto che fare amicizia con i compagni. Ma una scoperta nella cava di pietra ai piedi del faro cambia tutto: uno strano graffito che mette Lin sulle tracce di una misteriosa e romantica storia d'amore. E così, tra calde giornate d'agosto e meravigliose notti stellate, Lin avrà bisogno di tutto l'aiuto dei suoi amici per riallacciare gli ingarbugliati fili del passato, scoprire la verità e vivere un'avventura che la cambierà per sempre.

LET'S TALK

LEWIS
Con "L'ultimo faro" viene sottolineato a tutti gli effetti il tuo ingresso nella narrativa Young Adult. Prima di questo romanzo ti eri cimentata già con altre storie mature, ma che comunque erano rivolte ad un pubblico più giovane. Com'è stato passato da una fascia d'età ad un'altra?

PAOLA ZANNONER
In realtà io sono un'autrice molto versatile, ho sempre fatto incursioni in diversi livelli di lettura e lettori, perché in realtà forse il cambiamento grosso è stato quando ho iniziato a scrivere per bambini. Io ho iniziato prima scrivendo per una fascia d'età più grande, come i ragazzi delle medie e delle superiori. Con "A piedi nudi a cuore aperto" mi ero già imbattuta in una storia d'amore interculturale tra due ragazzi delle superiori. C'erano però stati già altri libri con una fruizione molto alta, come "La linea del traguardo" o "Zorro nella neve" che vanno dalle scuole medie alle superiori, quindi per me è stato un po' come tornare a casa, perché dopo gli ultimi lavori come la quadrilogia di Mia, che si rivolge verso un pubblico femminile di terza media, o "La banda delle ragazzine", che è una serie per bambine più piccole, sono riapprodata al mio primo amore, quella fascia di lettori più grandi, che però oggi sono i lettori più difficili da catturare. Sappiamo che i bambini e i ragazzini delle medie leggono abbastanza, incoraggiati dalla scuola e dagli insegnanti, mentre i ragazzi dai 14 anni in su sono invece inafferrabili, quindi è stata un po' una sfida.

LEWIS
Per quanto riguarda l'impostazione di base della trama, stavolta hai avuto a che fare con ben 14 personaggi diversi, 14 voci (15 in realtà contando quella extra). Com'è stato entrare in 14 teste diverse?

PAOLA ZANNONER
Con questo romanzo il primo pensiero è stato quello di volermi imbarcare in un'avventura diversa, e confrontarmi stavolta con il romanzo corale. Non più una singola voce narrante, come in "A piedi nudi a cuore aperto" dove è la ragazza protagonista a raccontare tutta la storia dal suo punto di vista e dove tutto passa attraverso la sua visione e la sua sensibilità, ma bensì scegliere una focalizzazione multipla e spostare lo sguardo su diversi personaggi, ognuno con una diversa caratterizzazione. E' sempre un po' una sfida per un autore, perché si rischia un po' che si somiglino tutti, perché soprattutto quando scrivi ti prende la mano e tendi a ar assomigliare un personaggio ad un altro. Qui c'erano sette ragazzi e sette ragazze, di età differente, con mondi, famiglie e comportamenti altrettanto diversi, quindi ognuno doveva avere una sua differente personalità. Per far questo ho dovuto lavorare molto sulla voce di ogni personaggio, calandomi in ognuno di essi. Ovviamente c'è anche una quindicesima voce, il narratore esterno, che è più classica se vogliamo, perché la narrazione esterna che ho scelto è una narrazione quasi tradizionale, che fa da cornice al tutto e tiene insime tutta la storia. Doveva quindi essere meno spontanea rispetto al racconto diretto dei ragazzi. E' stato un lavorone, partito tutto dall'idea del faro, di questo luogo lontano, remoto, molto affascinante. Mi era capitato di leggere sul giornale che questi fari inutilizzati e quindi privi della loro funzione principale, sono però dei veri e proprio luoghi affascinanti, alcuni dismessi, altri (i più belli) venduti ai privati. Ci sono però dei progetti volti a riqualificarli, un po' come ho fatto io all'interno del romanzo attuando una sorta di proposta sociale, volta a trasformare questi luoghi in punti di ritrovo per giovani o gruppi sociali, o anche luoghi per le vacanze, soprattutto utili per quei bambini/ragazzi che le vacanze non possono permettersele.

LEWIS
Come dicevamo, all'interno del tuo romanzo ci sono ben 14 protagonisti diversi tra ragazzi e ragazze, tutti diversi tra loro. Samuele, Fran, Ahmed e Lin, sono solo alcuni del tuo variegato e vasto gruppo. Tra tutti loro qual è stato quello con il quale è stato più semplice rapportarsi, il più "facile" insomma, e quale invece quello più complicato da raccontare e che ti ha dato più filo da torcere?

PAOLA ZANNONER
I più facili sono stati Cicca e Tudor. La prima è una ragazzina riconoscibile dal suo solito intercalare che è "che cavolo", la più piccola del gruppo ma anche la più buffa, e mi è venuta bene perché mi sono ispirata a delle ragazzine che conosco, che hanno questi tic e sono sempre un po' nervosette ed hanno appunto questo modo di parlare. Poi è un personaggio assai emblematico perché nonostante sia piccina è una ragazzina che beve perché ha visto il fratello farlo, ed ha inoltre un disagio familiare ed esistenziale, e questo riverbera una situazione sociale che esiste: ragazzini molto molto giovani che il sabato sera escono e bevono o fumano per divertirsi, solamente perché i modelli e gli esempi sono quelli e sembra che per essere adulti bisogna far così, ed è anche un modo per scordare le cose brutte che ci sono, la distrazione nel senso dello sballo. L'altro come dicevo è Tudor, che è una sorta di collante del gruppo, quello che tiene tutti uniti, uno dei più grandi (ha 15 anni) e possiede un carattere provocatorio ma con un cuore meraviglioso; un ragazzo che sembra tratti un po' male gli altri, ma che in realtà è sempre pronto a dare una mano a chi ne ha bisogno, occupandosi e preoccupandosi un po' per tutti. E' un ragazzo con una situazione familiare abbastanza complicata: non è accettato dalla sua famiglia, ha i genitori separati, una nuova sorellina. Quasi respinto dalla sua famiglia ha questa grandissima sensibilità che lo porta a capire tutti, a comprenderli e a starli vicino. Quindi sì, essenzialmente sono questi due quelli che mi sono venuti meglio, quelli che son riuscita a raccontare e a tratteggiare meglio. Se penso invece a quelli più complicati mi viene in mente il "video dipendente", il ragazzino dipendente dai giochi che ho dovuto studiare perché un po' più complicata per me. Nella realtà questa figura è assai presente, ma nonostante questo non è stato tanto semplice ed immediato per me riuscire a vestirne i panni, individuarla, o anche solo capire come mai i suoi giochi elettronici fossero così necessari. E' il classico tipo che pur rendendosi conto che i videogames non sono necessari alla fin fine ne sente comunque la mancanza. Alcuni sono stati quindi più complicati anche solo perché dovevo raffigurare delle personalità attuali, legate anche a tecnologie attuali, e quindi più difficili per me da comprendere. Figure che quindi hanno richiesto uno studio di partenza più approfondito.

LEWIS
Ormai si sa, dietro un grande scrittore che sempre (elimino il quasi perché son convinto che sia sempre così nella stragrande maggioranza dei casi) un gran lettore. Ora che posso finalmente chiacchierare con te, mi chiedevo: Quali sono i libri che più ti hanno segnato e formato, quelli che hanno spinto la giovane Paola a voler diventare una scrittrice?

PAOLA ZANNONER
In realtà sono sempre stata una forte lettrice, sia da bambina che da ragazza, e ho portato questa passione con me persino durante tutta l'adolescenza. Oggi i ragazzi si sentono spesso dire "Leggi leggi, non stare tutto il tempo imbambolato davanti allo smartphone", all'epoca invece mi sono sentito spesso dire "Ma che stai sempre a leggere? Ma non stare sempre sui libri, guarda che ti guasti la vista, ti fa male"; sono stata quindi una bambina che leggeva mentre tutti mi suggerivano di non leggere e di non stare puntualmente con il naso tra le pagine di un libro. Quindi sono stato una forte lettrice e penso sia questa un po' la caratteristica: che leggi di tutto e ti formi anche un gusto. La mia fortuna è stata quando durante il liceo ho conosciuto una ragazza, che poi è diventata una amica, che era appassionata di lettura. Leggendo insieme la lettura non era più un atto solitario, ma bensì un atto di complicità, che mi ha permesso di conoscere questo lato di solidarietà, complicità ed amicizia, legato alla lettura ed ai libri. Se dovessi poi identificare dei veri e propri maestri ti direi: da donna,quando ho letto Virginia Woolf mi è sembrato di aver incontrato un genio, e grazie a questa donna meravigliosa mi si è aperto un mondo; se penso invece ad autori italiani penso subito a Italo Calvino, che adoravo come autore e saggista, ed è grazie a lui ho appresso una delle lezioni più importanti per la mia carriera di scrittrice. Per quanto riguarda invece la formazione universitaria devo dire che aver incontrato, letto e studiato Umberto Eco è stato fondamentale, perché anche lì si parla di narratologia e dell'interpretazione dei testi e questo trovo che sia assolutamente necessario per uno scrittore dal momento che deve imparare anche certe regole e caratteristiche narrative. In particolare dopo l'università ho studiato e lavorato all'interno di una biblioteca di documentazione pedagogica che ormai non c'è più ed è cambiata, all'interno della quale c'era una sezione dedicata alla letteratura per ragazzi. Tutto questo mi ha aperto un vero e proprio mondo, quello di una letteratura che non si fa all'università ma si fa da bambini, quando si leggono autori come Stevenson o Collodi. Questo mi ha permesso di rapportarmi subito con questo genere ed anche di collaborare sin da subito con due riviste, e credo che proprio il lavoro di critico letterario sia molto importante per la formazione da scrittrice, o almeno per me lo è stato.

LEWIS
Prima di salutarci volevo chiedere se avessi un consiglio da dare a tutti i giovani lettori.

PAOLA ZANNONER
Be' a quei giovani lettori io posso solo dire "Leggete tanto e di tutto. Non vi fate influenzare dai giudizi negativi. Esplorate! Dovete fare esperienza prima di trovare il libro adatto. Fatevi consigliare, dai vostri compagni, dai bibliotecari, dagli esperti. Anche io stessa mi faccio consigliare dalla mia amica libraria. Insomma fate esperienza, esplorate! E poi leggete con piacere. Se un libro non vi convincee non c'è niente di male a chiuderlo e metterlo via, oppure provate a chiuderlo e riprenderlo dopo. Non ci sono obblighi, un libro non è una costrizione. Leggere in libertà, leggere con piacere, leggere di tutto! Sentitevi liberi di scambiare i vostri libri con gli amici, di condividerli con chi come voi ama leggere. Fate sì che il libro diventi un oggetto che ci si scambia, ci si presta, e ci si regala, un oggetto da tenere sempre con noi, che fa parte del nostro piccolo bagaglio che ci portiamo sempre dietro.


E per oggi la chiacchierata termina qui! Non potrò mai ringraziare abbastanza De Agostini per avermi permesso di conoscere una delle autrici italiane che più stimo ed amo in assoluto, ma soprattutto non potrò mai ringraziare abbastanza Paola per avermi concesso parte del suo prezioso tempo. Questa chiacchierata fatta a Tempo di Libri non la scorderò mai! In attesa di una prossima chiacchierata con Paola Zannoner vi auguro una buona lettura de "L'ultimo faro" (se siete ancora indecisi non preoccupatevi sta per arrivare anche la recensione!).
See you soon! -Lewis

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