INTERVISTA A FRANCESCO GUARNACCIA
Buongiorno e buon lunedì amici di Everpop! Iniziamo la settimana con un'intervista, quella a Francesco Guarnaccia, autore di Iperurania (di cui vi ho parlato QUI qualche giorno fa).
EDITORE: Bao Publishing | GENERE: Commedia/Sci-Fi
PAGINE: 192pp | TITOLO ORIGINALE: Iperurania
USCITA: 26 apr 2018 | PREZZO: € 23,00 | EBOOK: €
USCITA: 26 apr 2018 | PREZZO: € 23,00 | EBOOK: €
TRAMA
Una colonia spaziale, costruita per studiare un pianeta che, con il tempo, si è rivelato inospitale e impossibile da classificare. Gli abitanti della colonia, allora, cominciano a fotografarlo, e a fare concorsi di fotografia la cui unica regola, per ragioni tanto di competizione quanto di sicurezza è: non si può toccare la superficie del pianeta. Chi però si avvicina di più e scatta le foto più belle, diventa celebre e celebrato dalla piccola comunità. Bun è un fotografo dilettante, con grandi ambizioni ma scarsissima motivazione. Un giorno, senza sapere come, si trova con i piedi sulla superficie del pianeta. Ed è l’inizio della sua più grande avventura, anche se non può parlarne con nessuno. Francesco Guarnaccia ci regala una storia allo stesso tempo intensa e scanzonata, lieve e profonda, che riflette sul senso dell’arte, l’importanza dell’amicizia e le forze che ci spingono a essere il meglio che possiamo essere. Un libro importante, pensato con meticolosa intenzione dalla trama all’impaginazione, dal colore alla stampa, dal formato alla foggia della copertina. Lo amerete.
BOTTA&RISPOSTA
QUEST
Come e perché nasce Iperurania?
FRANCESCO
L’idea di questo libro è nata ormai 2 anni fa. Prima ancora di decidere che sarebbe stato un libro di fantascienza, volevo raccontare un sentimento che un po’ mi riguardava: la Sindrome dell’Impostore. Una cosa bizzarre che spinge le persone a dubitare di se stesse quando ormai hanno raggiunto i risultati positivi sperati, non riuscendo così a gestire l’impatto che questa cosa ha all’esterno. Molto spesso le persone si sentono in colpa dei propri successi e questo succede soprattutto quando si raggiunge un successo attraverso una dote innata, che porta i soggetti a dubitare di se stessi anche solo per l’invidia che il successo suscita negli altri, un’invidia in un certo senso ingestibile. Questa cosa mi ha colpito molto, ma non in senso così catastrofico e se ne è rimasta confinata per un po’ nella mia testa, fin quando non ho deciso di inserirla nella storia, chiedendomi prima cosa potesse succedere se un sentimento del genere potesse diventare così invasivo da stravolgere la vita di una persona.
QUEST
Un tema forte come questo viene arricchito dal genere fantascientifico. Come mai?
FRANCESCO
Ho agganciato successivamente l’aspetto fantascientifico, con il quale mi trovo perfettamente a mio agio. La fantascienza è diventata così lo sbocco giusto attraverso il quale la storia poteva esprimersi. Non so ben spiegare il processo esatto dal punto di vista della fantascienza perché è davvero puro frutto di fantasia. La cosa ha iniziato a funzionare con questo pianeta, utile a creare una certa forza attrattiva, che si sviluppasse proprio attraverso questa particolare società appassionata ad una certa arte, in questo caso la fotografia, dove il protagonista potesse così mettersi in mostra e sentirsi allo stesso tempo fuori luogo, proprio grazie al suo potere che lo porta una spanna sopra gli altri ma allo stesso tempo anche una sorta di imbroglione. Tutto questo all’inizio gli da anche effettivamente ragione, giustifica la crisi a causa dell’invidia dei colleghi, ma poi diventa quella che si suol dire “competizione buona”, lo stimolo che permette agli altri di fare meglio, nonostante la consapevolezza che ormai lui è irraggiungibile. Il mio amore per la fantascienza è contenuto tutto qui, all’interno del mio fumetto.
QUEST
Oltre a tanta fantascienza all'interno del fumetto vi si possono trovare anche tanti elementi cyberpunk. Cosa ti ha spinto ad inserirli?
FRANCESCO
Sì, c’è anche il cyberpunk in questa storia, senza però mai raggiungere livelli così cupi, però soprattutto nelle ambientazioni notturne ci sono quelle atmosfere tipiche del genere, come nelle luci, nei neon. Volevo che il posto d’origine dei protagonisti fosse il più lontano possibile da Iperurania, per questo ne sono così ossessionati; la loro quotidianità è diventata molto artificiale, molto metallica, per questo vedere cosa c’è su Iperurania rappresenta una fuga dalla realtà. Volevo quindi distanziare questi due mondi ed il cyberpunk mi è stato molto utile in questo, proprio perché si contrappone completamente alla natura
QUEST
Iperurania è un titolo che da diversi sbocchi di pensiero, connette ad argomenti diversi tra loro. Si è portati a pensare al mondo cosmico e quindi ad Urano, alla Urania dei romanzi fantascientifici, ma anche al pensiero di Platone. Perché proprio questo nome?
FRANCESCO
Il nome del pianeta è un po’ la somma dei tre temi citati. Inoltre prima ancora che scegliessi il titolo del fumetto non sapevo che nome avesse il pianeta. Solo successivamente quindi ho trovato il titolo, che conciliava questi tre argomenti, portandomi così a battezzare il pianeta con lo stesso nome. Il titolo originale che avevo dato all’opera nel momento della proposta era infatti Negativo, un nome che facesse pensare infatti a qualcosa di diametralmente opposto alla vita quotidiana e allo stesso tempo rimandasse al concetto di fotografia.
QUEST
La fotografia. E’ un tema importantissimo per la tua storia, ma mi sorge spontaneo chiederti come mai proprio la scelta di quest’arte, che se vogliamo dire rispecchia anche un certo gusto vintage, soprattutto considerato che i protagonisti usano delle macchine fotografiche simili alle polaroid. Da dove nasce la volontà di raccontare quest’arte “vecchia” che si contrappone con il futurismo dell’opera nella sua interezza?
FRANCESCO
In primo luogo perché la fotografia è un tipo d’arte che volendo può essere un’arte “d’azione”, infatti ci sono reporter che vivono avventure incredibili, da veri avventurieri. Mi piaceva l’idea che per produrre questo tipo di arte i personaggi dovessero muoversi e rischiare. Poi c’è anche tutta la questione legata alla fotografia come momento istantaneo, dietro il quale c’è però tutta una certa preparazione che si risolve tutta in una frazione di secondo. Questo aspetto mi permetteva di dare alla storia momenti d’azione, che bilanciavano le continue paturnie del protagonista. Poi ci tenevo molto a sottolineare la valenza della fotografia su carta, di cui si parla in delle tavole precise, che sottolinea il fatto che ormai, già nella nostra società, le fotografie digitali possono essere alterate e manipolate a piacimento. Utilizzando la tipologia di carta in dotazione ai protagonisti invece, si crea l’unica garanzia di veridicità, era quindi importante che fossero assolutamente inalterabili.
QUEST
Uno dei temi più caratterizzanti di quest’opera è l’amicizia. Un tema centrale che fa muovere il protagonista e la storia nella sua interezza. Mi chiedevo come mai questo tema come elemento cardine e fulcro della trama?
FRANCESCO
Be’ sicuramente perché è un elemento che rientra nel problema della Sindrome dell’Impostore, che senti maggiormente con le persone che ti stanno accanto, soprattutto con chi sceglie un percorso diverso da chi ne soffre. Bun ad esempio si fa continue paranoie sulla sua vita, quando la confronta a quella del suo amico Chet. Tutta la storia dell’amicizia in realtà è il canale principale attraverso il quale si palesa la sindrome, ed è quello che spaventa di più il protagonista, poiché pur sopportando l’odio da parte dei colleghi, quello da parte dei propri migliori amici è totalmente ingestibile. Detta così potrebbe sembrare che l’amicizia tra i tre protagonisti possa essere uno strumento narrativo, ma in realtà non è così perché è stata una delle fasi più divertenti e quella in cui ho riversato molte parentesi della mia vita. Tutte le mie esperienze d’amicizia sono in questo fumetto.
QUEST
Per come si conclude il tuo fumetto e per quello che succede dopo “i titoli di coda”, viene spontaneo chiedersi: ci sarà un seguito?
FRANCESCO
No, il libro è finito. La storia ha un finale aperto come si capisce dalle ultime pagine, però per me è conclusa del tutto. Spero infatti che si capisca, leggendo, che l’opera ha un senso conclusivo, nonostante le piccole parentesi lasciate volutamente aperte. Per dirlo in modo romantico, mi piace pensare che i miei personaggi, dopo la fine della storia, continueranno a vivere.
Si conclude così l'intervista a Francesco Guarnaccia, che ringrazio per il piacevole pomeriggio trascorso in BAO, invitandovi a leggere il suo fumetto spaziale, che potete trovare al Napoli Comicon insieme all'autore! Passate a trovarlo perché ne vale la pena!
See you soon! -Lewis
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