Buon giovedì amici di Everpop! Anche oggi vi do il buongiorno con una
recensione tutta nuova, stavolta il merito va a mia sorella, che ha
scelto il libro per me, quindi tenetevi pronti
MI CHIAMO CHUCK
"Io non sono timido, è solo che a nessuno frega una cippa di quello che penso."
di Aaron Karo
TITOLO ORIGINALE: Lexapros and Cons
EDITORE: Giunti
GENERE: Narrativa Young Adult
PAGINE: 285
PREZZO: 12,00€
USCITA: 04 apr 2012
TRAMA
Charles, detto Chuck, ha diciassette anni e si lava le mani
continuamente, controlla anche cento volte di seguito che le piastre dei
fornelli siano spente e non va mai a dormire senza aver fatto la pipì
fino allo sfinimento. Ha un amico del cuore, Steve, l’unico a cui
confida le sue stramberie e una sorella, Beth, bella, normale e piena di
amici che lo ignora fino a negargli persino l’amicizia su Facebook. La
sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali
che lui stesso si è imposto per non perdere del tutto il controllo di
sé. E poi ci sono le Converse: ne possiede decine di paia di ogni colore
che ha abbinato ai vari stati d’animo. Converse rosse: arrabbiato;
gialle: nervoso e così di seguito. I genitori, però, sono sempre più
preoccupati e, nonostante le rimostranze di Chuck, decidono di spedirlo
da una psichiatra. L’arrivo di una nuova compagna di classe e il
desiderio di aiutare il suo amico bullizzato convinceranno Chuck a
prendere sul serio i suoi sintomi e a iniziare una terapia.
MY POINT OF VIEW
Premettiamo una cosa: QUESTO E’ UN LIBRO PER RAGAZZI, ed io non lo
sono più già da un po’, quindi mi sforzerò a ragionare come un teenager
(non mi ci vorrà molto). M
Devo dirlo…PER AVERE QUESTO LIBRO HO
DOVUTO “SPANTECARE” (come si dice a Napoli, e cioè penare). Era dal
giorno della sua uscita che lo desideravo, e lo chiedevo in regalo ad
ogni avvenimento possibile, ma ogni volta, puntualmente, mai nessuno
riusciva a trovarlo. Sicché quest’anno mi son deciso, e dopo aver sudato
57 camice, L’HO TROVATO! E ora ve ne parlo no?
Le mie aspettative non sono state deluse. Mi aspettavo un libro per ragazzi, che parlasse di ragazzi, e quindi di classici avvenimenti da High School, e infatti son stato accontentato. Mi chiamo Chuck in un certo senso può considerarsi una classica commedia all’americana, con i soliti fattori ricorrenti: lo sfigatello senza amici, la nuova arrivata carina, e il classico gruppetto di idioti come antagonisti. Gli elementi ci sono tutti. Chuck è il classico teenager insicuro, con un problema in più rispetto alla massa: è affetto da Disturbo Compulsivo-Ossessivo. Con un tema come questo il lettore potrebbe pensare di avere davanti un libro noioso e pesante, ma è tutt’altro che questo! Pensate che ho letto (divorato si potrebbe dire) in un giorno e mezzo, curioso di scoprire Chuck, i suoi disturbi, e il suo epilogo (che in un certo senso è un po’ scontato, ma piacevole). Ho amato i suoi disturbi, le sue ossessioni, e in particolar modo la scelta delle scarpe: un colore-un umore. Chuck, grazie a questo aspetto “bizzarro”, è un protagonista davvero particolare, uno di quelli che difficilmente si odia. Ha un carattere niente male, nonostante il peso che grava sulle sue spalle, e che si porta in giro: è sì uno sfigatello, ma non un classico. Ciò che mi è più piaciuto di lui, sono state le uscite “nervose” che ha avuto nei confronti di quelli che gli dicevano “lo sono un po’ pure io”. Mi è piaciuto questo aspetto, perché so che mi sarei infuriato allo stesso modo, perché Chuck ha ragione, non si può essere Compulsivi-Ossessivi UN POCHINO. Mi è piaciuto che si sia incavolato persino con Amy (NON E’ UNO SPOILER). Se Chuck mi è piaciuto, devo dire che ho amato un po’ meno gli altri personaggi: la dottoressa S. l’ho trovata un tantino inutile (sei una psicologa mia cara, non puoi consigliare le pillole al secondo incontro), i genitori superficiali (nonostante abbiano dimostrato di amare davvero il figlio), la sorella una vera stroooo (nonostante l’autore volesse sottolineare questo suo aspetto), e Steve altrettanto infame (ma scoprirete perché). Mi è piaciuto molto che il libro si sia soffermato molto di più su Chuck e sul suo disturbo, che sull’aspetto amoroso della storia. Lo stile di scrittura è un altro punto a vantaggio di questo romanzo. Esso è rapido e veloce, e soprattutto mai (e sottolineo MAI) noioso. Nonostante sia una lettura consigliata ad un pubblico più giovane, non ho potuto fare a meno di adorare questo libro.
Le mie aspettative non sono state deluse. Mi aspettavo un libro per ragazzi, che parlasse di ragazzi, e quindi di classici avvenimenti da High School, e infatti son stato accontentato. Mi chiamo Chuck in un certo senso può considerarsi una classica commedia all’americana, con i soliti fattori ricorrenti: lo sfigatello senza amici, la nuova arrivata carina, e il classico gruppetto di idioti come antagonisti. Gli elementi ci sono tutti. Chuck è il classico teenager insicuro, con un problema in più rispetto alla massa: è affetto da Disturbo Compulsivo-Ossessivo. Con un tema come questo il lettore potrebbe pensare di avere davanti un libro noioso e pesante, ma è tutt’altro che questo! Pensate che ho letto (divorato si potrebbe dire) in un giorno e mezzo, curioso di scoprire Chuck, i suoi disturbi, e il suo epilogo (che in un certo senso è un po’ scontato, ma piacevole). Ho amato i suoi disturbi, le sue ossessioni, e in particolar modo la scelta delle scarpe: un colore-un umore. Chuck, grazie a questo aspetto “bizzarro”, è un protagonista davvero particolare, uno di quelli che difficilmente si odia. Ha un carattere niente male, nonostante il peso che grava sulle sue spalle, e che si porta in giro: è sì uno sfigatello, ma non un classico. Ciò che mi è più piaciuto di lui, sono state le uscite “nervose” che ha avuto nei confronti di quelli che gli dicevano “lo sono un po’ pure io”. Mi è piaciuto questo aspetto, perché so che mi sarei infuriato allo stesso modo, perché Chuck ha ragione, non si può essere Compulsivi-Ossessivi UN POCHINO. Mi è piaciuto che si sia incavolato persino con Amy (NON E’ UNO SPOILER). Se Chuck mi è piaciuto, devo dire che ho amato un po’ meno gli altri personaggi: la dottoressa S. l’ho trovata un tantino inutile (sei una psicologa mia cara, non puoi consigliare le pillole al secondo incontro), i genitori superficiali (nonostante abbiano dimostrato di amare davvero il figlio), la sorella una vera stroooo (nonostante l’autore volesse sottolineare questo suo aspetto), e Steve altrettanto infame (ma scoprirete perché). Mi è piaciuto molto che il libro si sia soffermato molto di più su Chuck e sul suo disturbo, che sull’aspetto amoroso della storia. Lo stile di scrittura è un altro punto a vantaggio di questo romanzo. Esso è rapido e veloce, e soprattutto mai (e sottolineo MAI) noioso. Nonostante sia una lettura consigliata ad un pubblico più giovane, non ho potuto fare a meno di adorare questo libro.
Detto questo, non posso che invitare
tutti i giovani lettori di Everpop a leggere questo libro, che merita
davvero molto! Ancora una volta la Giunti ha saputo dimostrare la sua
bravura nella scelta di ottime letture giovanili! In questo a mio avviso
è un editore number one!
See you soon! -Lewis
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