Buongiorno e buon giovedì amici di Everpop! Scusate per l'assenza inaspettata di ieri, prometto di farmi perdonare oggi. Per dimostrarvelo iniziamo la giornata con la recensione ad un libro nuovissimo: Girl in the snow di Danya Kukafka. La parola a Cris!
EDITORE: Bompiani | GENERE: Thriller
PAGINE: 336pp | TITOLO ORIGINALE: Girl in the snow
USCITA: 02 nov 2017 | PREZZO: € 18,00 | EBOOK: € 9,99
TRAMA
Un parco giochi qualsiasi in una cittadina qualsiasi. La neve è caduta avvolgendo tutto in un silenzio ovattato: le case, le strade, i giochi, il corpo senza vita di Lucinda Hayes. Le indagini a Broomsville rivoltano pietre: sotto la superficie immacolata di una piccola comunità si nasconde un brulicare di segreti e bugie destinati a venire alla luce. Per Cameron, sensibile e bizzarro, Lucinda era la luce del sole. Per Jade era la ragazza perfetta che, forse suo malgrado, le aveva portato via tutto. Per Russ è un penoso caso da risolvere al più presto. Ma Russ è legato a Cameron, e questo non fa che offuscare il suo giudizio. Ciascuno ha le sue ragioni per voler scoprire la verità. Che non può essere una sola.
MY POINT OF VIEW
Dopo i clamorosi successi de L’amore
Bugiardo e de La ragazza del treno, il thriller
psicologico si è imposto come uno dei trend più proficui per la letteratura: Girl
In Snow, in uscita per Bompiani
il 2 Novembre, potrebbe inserirsi in questo filone, però con le dovute cautele.
Il romanzo d’esordio di Danya Kukafka, che all’estero ha fatto
molto parlare di sé diventando un vero e proprio caso editoriale, potrebbe
essere definito come un thriller psicologico che propriamente thriller non è
oppure il primo vero thriller psicologico uscito finora. Girl In Snow scava nelle
profondità di una piccola cittadina sconvolta dall’omicidio della classica
ragazza della porta accanto, Lucinda: un’adolescente bellissima, bionda,
perfetta, amata e invidiata da tutti. La storia di questo omicidio è raccontata
dalle voci di tre narratori: Cameron, un ragazzino disturbato e ossessionato da
Lucinda; Jade, una “ragazza agli antipodi” e infine Russ, l’ispettore della
città. Sono tre personaggi sul punto di esplodere, tre personaggi che sarebbe
difficile descrivere e che – nel corso della storia – cercano il modo di
presentarsi al mondo, una piattaforma in
cui esprimere se stessi, sfuggendo però al rischio di essere etichettati e/o
categorizzati. Cameron, in costante lotta tra l'essere Aggrovigliato e
Sbrogliato, si affida a liste numeriche per dare un senso ai suoi pensieri.
Jade, forse la narratrice più lirica e catartica dei tre, si lascia andare a
sceneggiature immaginarie in cui descrive ciò che vorrebbe fare o dire (ma che
non può), e infine Russ, l'unico adulto del trio, di cui poco a poco conosciamo
i limiti emotivi. La loro volontà di esistere e nel mentre di non voler essere
ingiustamente etichettati è la dualità al centro di questo romanzo,
protagonista addirittura più del mistero che lo pervade.
La Kukafka è bravissima: il suo
stile è tagliente, dinamico, ipnotico. La sua penna è abile nel descrivere un
crescendo di emozioni fino al climax finale dove, nuovamente, riesce a
sovvertire tutto. Non ci sono grossi colpi di scena, le indagini sull’omicidio
di Lucinda passano in secondo piano, lasciando invece spazio alle indagini
sull’animo umano. Chi siamo veramente, come esistiamo al di là di come gli
altri ci vedono, quali che siano le nostre reali emozioni anziché quelle che
gli altri percepiscono in superficie.
E allora l’omicidio di Lucinda
diventa solo un mero espediente per raccontare una storia più grande, quella
dell’umanità. Il romanzo si apre con un incipit potentissimo: Danya Kukafka ci
invita ad osservare il copro di una ragazzina morta. Può sembrare inquietante,
a tratti voyeuristico, eppure guardare le donne come se fossero oggetti,
privandole di ogni umanità e limitandoci a vedere "le sue scapole e il modo in cui inquadravano la nuda spina
dorsale, come un paio di polmoni fermi" è il mezzo di cui questa
autrice si avvale per sovvertire ogni preconcetto, principalmente di ciò che si
aspetta da un thriller, ma riesce nel ben più acuto merito di destabilizzare i
pregiudizi contro malattie mentali, verso l'immigrazione, l'applicazione della
legge e la percezione della sessualità così come ramificata nel nostro tessuto
sociale.
"Come puoi dire di essere triste?" chiede un personaggio
ad un altro, in uno dei personaggi più significativi del libro. "La conoscevi a malapena”,
aggiunge. E così la Kufaka sancisce
una verità assoluta: spesso siamo solo testimoni di una realtà, spettatori che
assistono ad uno spettacolo, ma nel mentre il nostro vero io dove finisce?
Per oggi è tutto! Allora, che ne pensate di questo nuovo thriller? Non dimenticate di farcelo sapere!
See you Later -Cris
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