IL MARITO DI MIO FRATELLO
Buongiorno e bentrovati amici di Everpop. In questo ultimo martedì di Ottobre a parlare sarà Met, con una nuova recensione a fumetti: Il marito di mio fratello di Gengoroh Tagame.
EDITORE: Planet Manga | GENERE: Slice of Life / LGBT
VOLUMI: 2 (Serie Conclusa) | TITOLO ORIGINALE: Otouto No Otto #2
USCITA: 21 feb 2017 | PREZZO: € 14,90 | EBOOK: €
TRAMA
È il cuore e non il nostro corpo, a dirci chi siamo veramente. Da uno degli autori più celebri del mondo LGBT, una riflessione straordinaria sul vero significato dell’amore e su come, per trovare la felicità, il segreto sia vivere senza pregiudizi. Un uomo, che abita con la figlia piccola, ospiterà in casa il marito del fratello defunto…
MY POINT OF VIEW
Dopo una lunga attesa, finalmente
abbiamo tra le mani il secondo e ultimo volume de Il marito di mio fratello,
di Gengoroh Tagame. Non mi dilungherò troppo sulla vita dell’autore, dato che
immagino avrete già letto la nostra recensione del primo volume ;) Ma nel caso vi trovaste impreparati, sappiate che
Tagame è un mangaka del genere omoerotico, tra l’altro tra i più influenti del
settore. Il tratto ha effettivamente un carattere molto interessante, vi invito
a cercare da voi delle prove fotografiche (ma non fatelo in ufficio!).
Il primo volume non mi aveva
lasciato completamente soddisfatto: notai delle forzature in certi passaggi
che dipingevano una storia un po’ troppo buonista e moralista. Mi ritenevo
comunque appagato da un approccio semplice e diretto sui temi dell’omofobia e
dei tabù giapponesi. Questo secondo volume, invece, mi ha scavato dentro. Tagame
mette in mezzo un carico di sentimenti non indifferente, culminando in un
finale inaspettatamente intenso. Sarò onesto, ero abbastanza convinto che la
storia finisse banalmente a tarallucci e vino, con qualche riflessione sull’omofobia,
sulla bellezza della diversità e via dicendo. Del tipo: essere gay è bello,
essere omofobi è brutto. Niente di tutto questo: l’autore riesce a
intensificare il climax di una storia tutto sommato semplicissima, fino a
toccare corde che mai mi sarei aspettato venissero stuzzicate.
Rileggendo anche il primo volume,
ho l’impressione che lo stesso stile di Tagame si sia evoluto. Si percepisce
inizialmente una certa rigidità nell’approcciarsi al dramma; più avanti con la
storia però, sembra come se Tagame si sia ambientato in questo genere, per lui
inedito, riuscendo così a regalarci tavole più che commoventi. Il finale –
attenzione, spoiler! – nonostante Mike riparta per il Canada e nonostante
le difficili riflessioni di Yaichi sul fratello, ha un sapore di lieto fine.
Una sorta di Mary Poppins, dove il distacco è non è un punto di arrivo ma di
spunto per una nuova prospettiva di vita. Yaichi è totalmente cambiato
dall’arrivo di Mike, così come sua figlia Kana, che ha visto nello zio una
realtà nuova ma completamente familiare.
Ad ogni modo, non è solo il
finale ad essere toccante, quanto diversi altri passaggi in tutto il volume. La
cena di Mike con Kato, ad esempio, dove scopriamo un’altra personalità fragile,
vittima della paura di essere scoperti. Ho trovato la sequenza successiva,
fatta di tavole mute, di un’intensità rara. O anche la scena in cui Mike e
Yaichi vedono insieme le vecchie foto di quando Ryoji e Mike convivevano: mi ha
letteralmente ucciso. Tra l’altro è proprio in quest’episodio che è racchiuso
tutto il significato dell’opera di Tagame, ovvero l’accettazione di Mike nella
famiglia, la presa di coscienza di Yaichi di aver sbagliato con suo fratello e
di aver avuto una mentalità, anche con Mike, troppo egoista. È probabilmente
l’errore che fanno tutte le persone omofobe e razziste: pensare a sé stessi,
avere solo il proprio punto di vista come unico dogma di vita, senza provare a
immedesimarsi nell’altro, a scoprirlo e a capirlo. Basterebbe provare quel
minimo di empatia verso il prossimo per scoprire che i sentimenti che ci
guidano sono uguali per tutti, a prescindere dall’orientamento, dal genere
o dalla provenienza. Non è un caso se il culmine del percorso di Yaichi per
accettare definitivamente Mike e Ryoji sia dato proprio dalle foto che
testimoniano la sincerità dei loro sentimenti.
Il marito di mio fratello entra di diritto nelle opere più interessanti del
panorama manga moderno. Non promuove quegli stereotipi gay ormai fastidiosi
ma cerca di dare una visione concreta e realistica del mondo LGBTQ: una critica
sia interna che esterna di questa realtà e della realtà giapponese con il
giusto tatto e la dovuta serietà. Solo all’inizio l’autore si è mosso
goffamente in questi temi, pur conoscendone da vicino le forme, ma come dicevo,
probabilmente si è trattato di un’iniziale inesperienza, visto che il secondo
volume è radicalmente più puntuale nell’esprimere certi concetti. È adatto ad
ogni tipo di pubblico ma credo che colpisca molto più profondamente chi vive in
prima persona questa battaglia: più di una volta mentre leggevo ho pensato “È
vero, succede proprio così.” Da non sottovalutare, inoltre, il tratto generoso
e caldo di Tagame che rende la lettura ancora più piacevole. Spero vivamente
che ritorni ancora a rappresentare un racconto drammatico, vorrei riassaporare
la sua sensibilità in altre storie.
Yatta! Alla prossima - Met
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