MARY SHELLEY
Buongiorno e buon giovedì Evereaders! Torna il nostro caro amico Sunday per parlarci in anteprima di Mary Shelley di Haifaa Al-Mansour.
REGIA: Haifaa Al-Mansour | GENERE: Biografico
SCENEGGIATURA: Emma Jensen e Haifaa Al-Mansour | DURATA: 106'
PRODUZIONE: GIDDEN MEDIA
PARALLEL FILMS
JULIETTE FILMS
BFI FILM FUND | ANNO: 2018
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures | USCITA: 29 ago 2018
TRAMA
Mary Shelley racconta la storia di Mary Wollstonecraft Godwin, autrice di uno dei più famosi romanzi gotici del mondo "Frankenstein", e della sua relazione ardente e tempestosa con il poeta romantico Percy Bysshe Shelley. I due giovani legati da una chimica naturale e idee progressiste che vanno oltre i limiti della loro età e del loro tempo, dichiarano il loro amore reciproco alla famiglia che li ostacola e per questo fuggono insieme. A soli18 anni, Mary è costretta a sfidare i tanti preconcetti contro l’emancipazione femminile, a proteggere il suo lavoro di scrittrice e forgiare la propria identità.
CIAK SI RECENSISCE
Partiamo da un presupposto: Mary
Shelley è, tecnicamente, un film che ha diverse frecce al proprio arco, a
partire da una regista, Haifaa
al-Mansour, che ha sicuramente un roseo futuro davanti – e già è importante
riconoscere che si tratti della prima regista
donna dell’Arabia Saudita, arrivata in una Hollywood che già di suo fatica
ancora ad aprire le porte del mestiere al genere femminile. Una regista, per
dirla con le parole di Douglas Booth - il protagonista maschile - dotata di
“una comprensione molto reale di ciò che voglia dire essere una donna con una
storia da raccontare, ma ostacolata dalla società. Lei capisce a pieno il
viaggio di Mary. Ha una grande comprensione dell’umanità, delle persone […]”.
Ma non solo, ovviamente: Mary Shelley ha una sceneggiatura,
scritta da Emma Jensen, delicata e pregevole, efficace anche nell’adattamento
italiano – e a questo proposito, il doppiaggio stesso è ben riuscito.
Ha una colonna sonora che mi ha colpito davvero molto, in
positivo s’intende, che ho scoperto essere merito di Amelia Warner, alla quale vanno i miei più sentiti complimenti.
Elle Fanning è
poi particolarmente a suo agio nei panni della protagonista, Mary Wollstonecraft Godwin, e la
accompagnano attori davvero in gamba, tanto i più apprezzati come Stephen Dillane quanto i meno
conosciuti, come Bel Powley, che mi
ha colpito particolarmente grazie a un personaggio particolarmente spensierato
capace però di brillare nelle scene drammatiche.
Se osserviamo con attenzione la faretra di questo lungometraggio,
tuttavia, troveremo che non tutte quelle belle frecce sono appuntite a dovere.
La regia è piena di potenziale, ma nell’arco della pellicola alterna ottimi
momenti ad altri più deboli, che sembrano quasi idee abbozzate, lasciate a
metà, senza il coraggio di portarle avanti, penalizzate per di più da un
montaggio che non riesce ad essere sempre convincente – per quanto sia davvero
buono qua e là, penso ad esempio alla sequenza dell’effettiva scrittura del
romanzo, di Frankenstein, realmente
d’impatto. La sceneggiatura, di base più che dignitosa, forza qua e là la mano
nel cavalcare l’onda del movimento #MeToo senza riuscire però a integrarlo
adeguatamente nella storia che vuole raccontare, e facendo così apparire alcuni
messaggi come posticci e paternalistici. Douglas
Booth, nei panni di Percy Shelley, ci regala una buona performance, ma non
c’è ripresa con lui presente in cui non mi sia sembrato di osservare Edward
Cullen in Twilight.
Mary Shelley ha una storia che, almeno per chi – come me – non è
particolarmente esperto della vita di questa celebre autrice, è sicuramente
interessante… Allo stesso tempo, fa fatica a mantenere l’attenzione dello
spettatore alta in ogni momento, a causa di un’impostazione da biopic
estremamente classica. Fa storcere il naso, a dirla tutta, anche l’utilizzo del
nome di Maisie Williams nella
campagna marketing, dal momento che la nostra Arya Stark è di sicuro sulla
cresta dell’onda per riconoscibilità e successo, ma non compare in più di un
paio di scene nella prima parte del lungometraggio.
Il consiglio, ad ogni modo, è di andare al cinema a partire dal
29 agosto e dare una chance voi stessi a Mary Shelley. Se siete curiosi di
scoprire la sua storia, andate a scoprirla. Se vi piacciono i drammi in
costumi, andate. Se cercate una storia di emancipazione e libertà personale, correte.
Se siete convinti che ci siano molti modi di amare, forse è il film che fa per
voi, perché questa non è una storia d’amore classica. Ma non posso neanche
dirvi tutto io: avete letto come la penso, ora è tempo che siate voi a dirmi,
quando l’avrete visto, quanto sarete rimasti soddisfatti.
Hasta pronto! -Sunday
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