L'UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE
Buongiorno e buon mercoledì in compagnia di Sunday! Oggi si parla di Terry Gilliam e del suo nuovo L'Uomo che uccise Don Chisciotte.
my point of view
Anno 2002: un documentario dal titolo “Lost in La Mancha” racconta il making-of del film mai concluso di Terry Gilliam, un film la cui prima firma, il cui primo accordo siglato con uno studio – Phoenix Pictures – risale addirittura al 1990. Un film maledetto, la cui realizzazione è stata tentata in numerose occasioni, andando tuttavia ogni volta incontro a incidenti o problemi produttivi di varia natura.
Cannes, 2018: The Man Who Killed Don Quixote, finalmente concluso, chiude il festival. Avevo seguito lo sviluppo del film di Gilliam per un periodo, forse un decennio fa, ma, tra rimandi e cancellazioni, ne avevo quasi dimenticato l’esistenza. Ho avuto però la fortuna di poterlo vedere in anteprima, e, vi dirò, trovo molto difficile parlarne senza pensare alla sua storia travagliata. Trovo difficile guardare Adam Driver senza pensare a quanto a lungo Johnny Depp sia rimasto legato a quel ruolo, come anche lo sono stati Jack O’Connell, Ewan McGregor e il compianto Robin Williams. Trovo difficile osservare Jonathan Pryce senza pensare che a fermare la produzione, una volta, ci fu il cancro di John Hurt, coinvolto per il medesimo ruolo. Gli autori del documentario stanno già lavorando a un sequel che racconti tutto l’inferno produttivo del Don Chisciotte fino al successo e all’arrivo nelle sale: il titolo, già noto, sarà “He Dreamed of Giants”.
E così la storia diventa metafora di sé stessa: “Don Chisciotte è un sognatore, idealista e romantico, che non vuole accettare i limiti della realtà e che continua a camminare nonostante gli ostacoli, proprio come abbiamo fatto noi”, racconta Gilliam.
L'uomo che uccise Don Chisciotte, libera reinterpretazione del classico della letteratura spagnola, mette al centro delle sue vicende Toby, regista affermato che si trova in Spagna con la sua crew, molto vicino al paesino dove, dieci anni prima, aveva girato un cortometraggio per la sua laurea. All’epoca era un giovane sognatore, ora è un uomo affermato ma arrogante. Spinto dall’incontro con uno zingaro in possesso di una copia del suo vecchio corto, abbandona la crew per riscoprire luoghi del passato; quello che scopre, però, è che il suo passaggio ha portato alla piccola realtà di paese molti più stravolgimenti di quanto non avrebbe mai potuto immaginare: su tutti, l’anziano calzolaio che aveva assoldato come protagonista e che tanto aveva faticato a entrare nel ruolo, ancora convinto di essere realmente il cavaliere Don Quixote, e che lo scambierà per il suo fedele scudiero Sancho.
A livello recitativo, Adam Driver e Jonathan Pryce hanno avuto ampio spazio per improvvisare, e il loro feeling è imprevedibilmente palpabile: sono una coppia comica inaspettatamente efficace. L’uomo che uccise Don Chisciotte è molte cose, e non è di certo adatto a tutti, ma quando vuole divertire ci riesce senza titubanze. Se pensavo, poi, che le battute sulle ultime elezioni presidenziali statunitensi avessero stancato già un anno e mezzo fa, ho dovuto in parte ricredermi a causa di una battuta su Trump che mi ha fatto davvero ridere. Certo, quella di Gilliam è una comicità non banale, ma nulla di inedito in fondo rispetto agli standard del regista. Ogni tanto alcune battute possono suonare vagamente razziste, ma se non ci si limita a una visione superficiale si può osservare un forte senso di comunità interreligiosa, memoria di una Spagna che, prima dell’arrivo della Santa Inquisizione, accoglieva cristiani, ebrei e musulmani capaci di convivere pacificamente.
Certo, in Don Quixote non ci si limita a ridere. Anzi, ci si immerge in una storia romantica che nel terzo atto presenta uno stacco drammatico, dove le percezioni si capovolgono e la posta in gioco diventa improvvisamente elevata. Mette in scena una guerra tra uno show business fatto di venditori di sogni e un Don Chisciotte che ai sogni ci crede. Non voglio, tra l’altro, perdermi in tecnicismi, anche perché non ne avrei le competenze, ma sto ascoltando e riascoltando la colonna sonora di Roque Baños e mi toglierei il cappello, se solo ne avessi uno.
In generale, L’uomo che uccise Don Chisciotte è un lungometraggio atipico, che difficilmente sarà apprezzato dal grande pubblico a causa di una struttura ermetica, di un ritmo tutto suo, e di una lunghezza forse eccessiva. È una grossa metafora sullo stato dell’arte, è controverso e si sente, nei suoi strati, il peso di una storia modificata più volte nel corso dei decenni, tant’è che penso che non verrà gradito dai più ma che quanti lo apprezzeranno gli attribuiranno un valore spropositato. Ecco, io sono tra quelli: a me è piaciuto veramente molto. Attraverso una struttura non troppo lineare, è un lungometraggio che mescola i piani, non aggiungendoli gradualmente e in maniera chiara bensì lasciando spesso il dubbio nello spettatore. La sua anima però rimane limpida, chiarissima: i sogni possono trasformare il mondo, anche i sogni di un folle.
Non siamo tutti, in fondo, un po’ Don Chisciotte?
Hasta Pronto! -Sunday
L'UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE
- Autore:TERRY GILLIAM
- Genere:DRAMMATICO
- Distributore:M2 Pictures
- Durata:132'
- Uscita:27 settembre 2018
- Cast:Adam Driver, Olga Kurylenko, Stellan Skarsgård, Jonathan Pryce, Óscar Jaenada
- Titolo originale:The Man Who Killed Don Quixote
- Nazionalità:Inglese
TRAMA
Toby, cinico regista pubblicitario, si ritrova intrappolato nelle bizzarre illusioni di un vecchio calzolaio spagnolo che crede di essere Don Chisciotte. Nel corso delle loro avventure comiche e sempre più surreali, Toby è costretto ad affrontare le tragiche ripercussioni del film realizzato quando era un giovane idealista, che ha inciso in modo indelebile sulle aspettative e sui sogni di un piccolo villaggio spagnolo. Riuscirà Toby a farsi perdonare e a ritrovare la sua umanità? Riuscirà Don Chisciotte a sopravvivere alla sua follia e a salvarsi dalla morte che incombe? Riuscirà l’amore a trionfare su tutto?
Considerazioni Finali
9 /10
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