A UN PASSO DAL MONDO PERFETTO
Buongiorno e bentrovati amici di Everpop! Iniziamo questa giornata con un libro adatto: la scorsa settimana abbiamo fatto parlare l'autrice, ma stavolta tocca a me dire la mia su A un passo dal mondo perfetto di Daniela Palumbo.
my point of view
Ci sono storie che senti tue, storie che ti entrano dentro, altre che invece in qualche modo ti cambiano. E poi ci sono storie, come quella di Daniela Palumbo con la quale condividi quell'inspiegabile senso di responsabilità verso un mondo non così passato, capaci di cambiare l'intero mondo che ti circonda, a partire dal modo stesso in cui lo ammiri. Ci sono storie, storie come A un passo dal mondo perfetto, che ti lasciano lì pensieroso e rammaricato, ma pieno del coraggio utile per provare a cambiare quel mondo che da sempre rifiuta la parola unità.
Sembrerà assurdo, perché questo romanzo mi è piaciuto davvero tanto, ma trovo difficile quest'oggi riassumere al meglio ogni singola emozione che la storia è riuscita a far sbocciare in me, trovo difficile trovare le parole giuste per esprimere queste turbolenze dell'anima, trovo persino difficile incolonnare i miei diversi pensieri. Tutto questo perché per la prima volta mi sono trovato davanti ad un romanzo, un romanzo per ragazzi di tutte le età (diciamolo subito), che parla di Shoah ma in maniera completamente differente da come solitamente siamo stati abituati. Il libro della Palumbo mette da parte l'aspetto documentaristico che ormai conosciamo a menadito, abbandona i pigiami a righe (anche se di tanto in tanto se ne parla), il filo spinato, le fornaci e le punizioni; si tiene insomma lontano dai campi, dalle morti ingiuste e dagli insulsi spargimenti di sangue. Per la prima volta (per me eh) si entra nella Storia, perché è di Storia che parliamo, attraverso occhi differenti, accompagnati da una storia che ci proietta sul versante opposto rispetto a quello che fino ad ora abbiamo osservato silenziosamente: stavolta a offrirci la visione su un mondo triste e cupo, duro e spietato, sono due giovani curiosi appartenenti alla fazione dei "carnefici". Eh sì, protagonista di quest'opera è infatti l'adolescente Iris, un ragazzina di undici anni figlia del vicecomandante di uno dei campi di concentramento, figlia di due grandi sostenitori del Reich e come tale sguardo su un mondo che sembrava perfetto, volto alla perfezione e la giustizia, ma che in realtà non lo era per nulla...anche se inizialmente Iris non poteva certo saperlo.
E' curiosa Iris. Tanto tanto curiosa, così curiosa che non perde mai l'occasione di tirar fuori nuova domande, per chiedere cosa accade in quel mondo che la circonda e che sembra così perfetto. La sua curiosità però avrà vita breve, quando sulla soglia di una Guerra ormai sempre più vicina e turbolenta, quelle sue stesse domande diventano improvvisamente scomode, pericolose, soprattutto per una ragazzina buona e ingenua come lei. Sono tante le domande che frullano nella testa di Iris, ma forse il tarlo che più la perseguita è il sapere cosa sia realmente giusto e cosa sbagliato, in considerazione ad ogni aspetto della sua esistenza. Tante le domande, nessuna la risposta.
Le cose si complicano poi quando, al trasferimento nella nuova casa ai limitari di Berlino, proprio vicino ad uno dei campi di concentramento dove suo padre, il Capitano Hammer, prende servizio come vicecomandante, i nemici che fino a poco prima venivano semplicemente citati ora divengono reali, assumendo la forma di prigionieri. Anche se già prima del suo viaggio il mondo di Iris aveva subito un sussulto, è all'arrivo del primo prigioniero in casa, il primo Jude, che il suo mondo inizia a creparsi, così come le sue convinzioni e le sue speranze. Ecco che quella fatidica domanda, "ciò che è giusto e ciò che è sbagliato", inizia a palesarsi davanti ai suoi occhi, ad acquisire una forma sempre più confusa quando al primo prigioniero ne succede un secondo, un uomo a cui Iris riesce ad avvicinarsi, dandogli persino un nome: Ivano.
I legami sono assai forti all'interno di questo romanzo e quello tra Iris e Ivano è senza dubbio l'anello più forte della catena che tiene insieme l'intera opera. E' proprio grazie ai legami che le emozioni si concretizzano e i sentimenti iniziano a sbocciare nella loro vera forma, una forma sconosciuta alla protagonista e forse anche un po' dubbia. Sono quei legami a far da catalizzatore a questo viaggio, a dar la forza a chi legge ad addentrarsi sempre più in quello che è un vero e proprio percorso di crescita, quello di Iris ma anche un po' anche quello del lettore; un cammino costellato di difficoltà e di ostacoli, ma soprattutto di grandi contrasti, quelli che ci sono alla base di questo romanzo delicato e schietto, capace di scuotere il lettore pur senza trascinarlo nel cuore stesso del terrore, tra corpi martoriati e gas asfissianti. E' un viaggio dentro l'uomo, come la stessa autrice rivela, un viaggio alla sua scoperta che porta poi immancabilmente alla riscoperta di se stessi, un viaggio che cambia continuamente il suo itinerario, volubile e indeciso proprio come l'animo umano, proprio come quello di Iris che alla fine ne esce forse sconfitta, ma più forte e coraggiosa di prima.
Questo romanzo, attraverso la sua prosa delicata e asciutta, attraverso il suo ritmo lento e cullante (che appunto contrasta con la durezza del tema), ha la capacità di arrivare al cuore di ogni lettore, a prescindere dall'età, dal sesso, dalla razza e dalle religioni, è una storia della quale il lettore ci si appropria, sentendola propria dall'inizio alla fine, anche se lontano "anni luce" da quei fatti sconvolgenti. Il punto di forza del romanzo della Palumbo, forse poi in realtà del suo stile, sta proprio in questo: nel riuscire ad aver reso attuale una tematica temporalmente lontana, che grazie al suo talento diventa vicina, soprattutto dal punto di vista emotivo. Perché, come la stessa autrice ci suggeriva la scorsa settimana, non bisogna essere ebrei per provare sulla propria pelle una cattiveria simile e capirla anche se lontani da quella tragedia.
Non so, questa recensione mi sembra diversa dalle mie solite, diversissima, ma credo (e spero) di aver comunicato quelle emozioni ingarbugliate che ormai mi riempiono testa e cuore. E be', ringrazio anche stavolta Daniela Palumbo per avermi aperto un tantino di più gli occhi, anche a 29 anni suonati! Siate coraggiosi!
Sembrerà assurdo, perché questo romanzo mi è piaciuto davvero tanto, ma trovo difficile quest'oggi riassumere al meglio ogni singola emozione che la storia è riuscita a far sbocciare in me, trovo difficile trovare le parole giuste per esprimere queste turbolenze dell'anima, trovo persino difficile incolonnare i miei diversi pensieri. Tutto questo perché per la prima volta mi sono trovato davanti ad un romanzo, un romanzo per ragazzi di tutte le età (diciamolo subito), che parla di Shoah ma in maniera completamente differente da come solitamente siamo stati abituati. Il libro della Palumbo mette da parte l'aspetto documentaristico che ormai conosciamo a menadito, abbandona i pigiami a righe (anche se di tanto in tanto se ne parla), il filo spinato, le fornaci e le punizioni; si tiene insomma lontano dai campi, dalle morti ingiuste e dagli insulsi spargimenti di sangue. Per la prima volta (per me eh) si entra nella Storia, perché è di Storia che parliamo, attraverso occhi differenti, accompagnati da una storia che ci proietta sul versante opposto rispetto a quello che fino ad ora abbiamo osservato silenziosamente: stavolta a offrirci la visione su un mondo triste e cupo, duro e spietato, sono due giovani curiosi appartenenti alla fazione dei "carnefici". Eh sì, protagonista di quest'opera è infatti l'adolescente Iris, un ragazzina di undici anni figlia del vicecomandante di uno dei campi di concentramento, figlia di due grandi sostenitori del Reich e come tale sguardo su un mondo che sembrava perfetto, volto alla perfezione e la giustizia, ma che in realtà non lo era per nulla...anche se inizialmente Iris non poteva certo saperlo.
E' curiosa Iris. Tanto tanto curiosa, così curiosa che non perde mai l'occasione di tirar fuori nuova domande, per chiedere cosa accade in quel mondo che la circonda e che sembra così perfetto. La sua curiosità però avrà vita breve, quando sulla soglia di una Guerra ormai sempre più vicina e turbolenta, quelle sue stesse domande diventano improvvisamente scomode, pericolose, soprattutto per una ragazzina buona e ingenua come lei. Sono tante le domande che frullano nella testa di Iris, ma forse il tarlo che più la perseguita è il sapere cosa sia realmente giusto e cosa sbagliato, in considerazione ad ogni aspetto della sua esistenza. Tante le domande, nessuna la risposta.
Le cose si complicano poi quando, al trasferimento nella nuova casa ai limitari di Berlino, proprio vicino ad uno dei campi di concentramento dove suo padre, il Capitano Hammer, prende servizio come vicecomandante, i nemici che fino a poco prima venivano semplicemente citati ora divengono reali, assumendo la forma di prigionieri. Anche se già prima del suo viaggio il mondo di Iris aveva subito un sussulto, è all'arrivo del primo prigioniero in casa, il primo Jude, che il suo mondo inizia a creparsi, così come le sue convinzioni e le sue speranze. Ecco che quella fatidica domanda, "ciò che è giusto e ciò che è sbagliato", inizia a palesarsi davanti ai suoi occhi, ad acquisire una forma sempre più confusa quando al primo prigioniero ne succede un secondo, un uomo a cui Iris riesce ad avvicinarsi, dandogli persino un nome: Ivano.
I legami sono assai forti all'interno di questo romanzo e quello tra Iris e Ivano è senza dubbio l'anello più forte della catena che tiene insieme l'intera opera. E' proprio grazie ai legami che le emozioni si concretizzano e i sentimenti iniziano a sbocciare nella loro vera forma, una forma sconosciuta alla protagonista e forse anche un po' dubbia. Sono quei legami a far da catalizzatore a questo viaggio, a dar la forza a chi legge ad addentrarsi sempre più in quello che è un vero e proprio percorso di crescita, quello di Iris ma anche un po' anche quello del lettore; un cammino costellato di difficoltà e di ostacoli, ma soprattutto di grandi contrasti, quelli che ci sono alla base di questo romanzo delicato e schietto, capace di scuotere il lettore pur senza trascinarlo nel cuore stesso del terrore, tra corpi martoriati e gas asfissianti. E' un viaggio dentro l'uomo, come la stessa autrice rivela, un viaggio alla sua scoperta che porta poi immancabilmente alla riscoperta di se stessi, un viaggio che cambia continuamente il suo itinerario, volubile e indeciso proprio come l'animo umano, proprio come quello di Iris che alla fine ne esce forse sconfitta, ma più forte e coraggiosa di prima.
Questo romanzo, attraverso la sua prosa delicata e asciutta, attraverso il suo ritmo lento e cullante (che appunto contrasta con la durezza del tema), ha la capacità di arrivare al cuore di ogni lettore, a prescindere dall'età, dal sesso, dalla razza e dalle religioni, è una storia della quale il lettore ci si appropria, sentendola propria dall'inizio alla fine, anche se lontano "anni luce" da quei fatti sconvolgenti. Il punto di forza del romanzo della Palumbo, forse poi in realtà del suo stile, sta proprio in questo: nel riuscire ad aver reso attuale una tematica temporalmente lontana, che grazie al suo talento diventa vicina, soprattutto dal punto di vista emotivo. Perché, come la stessa autrice ci suggeriva la scorsa settimana, non bisogna essere ebrei per provare sulla propria pelle una cattiveria simile e capirla anche se lontani da quella tragedia.
Non so, questa recensione mi sembra diversa dalle mie solite, diversissima, ma credo (e spero) di aver comunicato quelle emozioni ingarbugliate che ormai mi riempiono testa e cuore. E be', ringrazio anche stavolta Daniela Palumbo per avermi aperto un tantino di più gli occhi, anche a 29 anni suonati! Siate coraggiosi!
See you soon! -Lewis
A UN PASSO DA UN MONDO PERFETTO
- Autore:Daniela Palumbo
- Editore:Piemme - Battello a Vapore
- Genere:Drammatico
- Pagine:330 pp
- Uscita:22 Gennaio 2019
- Prezzo:€ 16,00
- Nazionalità:Italiana
TRAMA
Germania, 1944. Iris ha undici anni, quando si trasferisce con la famiglia in un paese vicino a Berlino. Il padre è un capitano delle SS promosso a vicecomandante del campo di concentramento che sorge laggiù, mentre la madre è una donna autoritaria con una grande passione per i fiori. La nuova casa è bellissima, grande e circondata da un immenso giardino, di cui si prende cura un giardiniere. Di lui Iris sa ben poco, sa solo che è ebreo e che tutte le mattine arriva dal campo, per poí tornarci dopo il tramonto. A Iris è vietato rivolgergli la parola perché è pericoloso, ma la curiosità è più forte di lei. Comincia ad avvicinarsi di nascosto a quello sconosciuto con la testa rasata e la divisa a righe. Comincia anche a lasciargli piccoli regali nel capanno degli attrezzi, in un cassetto segreto, e lui ricambia con disegni abbozzati su un quaderno. Così, giorno dopo giorno, tra i due nasce un'amicizia clandestina fatta di gesti nascosti e occhiate fugaci, un'amicizia in grado di far crollare il muro invisibile che li separa e di capovolgere il mondo perfetto in cui Iris credeva di vivere.
Considerazioni Finali
9/10
Nessun commento :
Posta un commento