INTERVISTA A SABRINA GABRIELE
Buongiorno e bentrovati Evereaders! Un po' di tempo fa ho avuto modo di leggere, grazie a Salani, un romanzo meraviglioso che mi porto stretto dentro, I Buoni Propositi, di Sabrina Gabriele che ho amato dalla prima all'ultima pagina e che mi ha lasciato con qualche domanda...che ovviamente ho posto alla diretta interessata, l'autrice! Ed ecco la nostra chiacchierata sulla sua piccola meraviglia!
my point of view
Qual è la scintilla che ha fatto nascere questo romanzo? Quando hai pensato di mettere insieme l’elemento libri con la parte di storia legata alla Shoah?
Sembra un po’ paradossale, ma ho avuto davvero poca scelta nella narrazione di questa storia. Tutto è cominciato da una domanda: dove vanno a finire i sogni e i rimpianti delle persone? A partire dalla scena d’apertura, ho provato a rispondere a questa domanda andando ad investigare nella storia di un libraio, della sua giovinezza, dei suoi desideri rimasti sospesi per poi ripresentarsi con un ritardo di quasi quarant’anni. I libri ci raccontano delle storie, e quindi delle vite. Si mescolano a quelle di chi li ha scritti, di chi li ha scelti, letti, donati. Gli anni della Seconda guerra mondiale fanno da sfondo a questo romanzo e alle storie dei suoi protagonisti senza avere la pretesa di posizionarsi come uno scritto storico o politico: il messaggio è quello di quanto si possa trovare la bellezza, l’amicizia, la poesia e l’amore, anche nei periodi più cupi della Storia, di quanto ogni momento sia buono per essere felici.
Rispetto ad una prima idea iniziale, quanto sono cambiati i tuoi personaggi e in che modo? Ma soprattutto erano tutti preventivati o alcuni personaggi sono nati in corso d’opera?
Nessuno dei personaggi è stato studiato a tavolino. La linea del tempo, le vicende, i segreti, si sono snocciolati sulle pagine in un lavoro di ricerca per cui ho coperto un ruolo di autrice-spettatrice: la storia di Vanni Maestri e dei personaggi che gli gravitano attorno, in maniera corale, l’ho scoperta parola dopo parola. Ho dovuto fermare il lavoro di scrittura diverse volte, ricercare fatti e luoghi, al fine di permettere ai miei personaggi di continuare a raccontarsi. È la parte della scrittura che mi diverte di più, quella della prima stesura, quella della mia “assenza”, lo spazio lasciato in bianco, il silenzio che permette alle parole di farsi strada e di lasciarsi raccontare.
L'elemento dei buoni propositi l'ho trovato così bello e geniale che sarebbe bello da realizzare. Ti è capitato di attuarla nella vita reale o è un qualcosa che hai visto/sentito?
Questa domanda mi fa sorridere di piacere perché mi permette di raccontare uno dei bellissimi eventi che hanno segnato la pubblicazione di questo romanzo: appena dopo il lancio, in maniera completamente autonoma, diversi librai hanno intrapreso la tradizione dei buoni propositi nelle loro librerie: hanno messo a disposizione dei clienti dei tavolini con dei mucchietti di carta di recupero e delle penne, invitando chi volesse a redigere il proprio buon proposito e ad abbandonarlo fra le pagine di una delle copie in vendita, di modo da permettere a chiunque acquistasse una copia de I buoni propositi, di farsi protettore del sogno di uno sconosciuto. Altri librai hanno preparato una cassetta dei buoni propositi che esporranno per il periodo delle feste. Sono dei gesti che mi toccano molto.
Quali sono state le maggiori difficoltà nella gestione dei due tempi narrativi?
Prima ancora che autrice, io sono lettrice, e in quanto tale non amo fare fatica a ritrovare i piani temporali o a sforzarmi di ricordare fatti e personaggi. Proprio per questo motivo, anche da autrice, faccio lo sforzo di rendere la lettura delle mie storie lineare, fluida, al fine di poter garantire una lettura poetica ma piacevole, profonda ma immersiva. I due tempi narrativi sono stati trattati proprio con questi obiettivi. La prima stesura è stata impulsiva, quasi frenetica, ma la seconda, la terza, la quarta, e poi quella finale, sono state cesellate in maniera quasi maniacale, proprio al fine di intrecciare tempi e fatti in maniera scorrevole.
Quel finale…perché? L’ho trovato coerente e veritiero, realistico, ma…perché?
Perché la vita è poetica, ma imperfetta, perché al lieto fine a volte ci si arriva leccandosi le ferite, perché a volte i compromessi, i fallimenti e i rimpianti sono dei versi di una poesia che vale la pena di leggere, di raccontare e di proteggere. Come la vita.
I BUONI PROPOSITI
- Autore:Sabrina Gabriele
- Editore:Salani
- Genere:Narrativa Contemporanea
- Pagine:256 pp
- Uscita:19 Agosto 2025
- Prezzo:€ 16,90
- Nazionalità:Italiana
TRAMA
Dicembre 1981. Vanni Maestri è l’anima di una piccola libreria nel centro di Bologna, nota per una particolare tradizione: i clienti scrivono su dei foglietti i loro propositi per l’anno nuovo e li lasciano dentro alle pagine dei volumi usati. C’è chi spera in una nuova casa, chi in un lavoro, chi nella vittoria dell’Italia ai prossimi mondiali di calcio.
Accantonato il suo sogno di gioventù, Vanni ha scelto di essere il custode di quelli altrui, di vivere una vita tranquilla e di tenere a distanza il ricordo di un amore rimasto sospeso nel tempo. Ma quando Agata, la sua giovane assistente, trova il primo buon proposito nell’archivio del retrobottega, è come se scoprisse, tra le ceneri della memoria, la scintilla di un dolore che non ha smesso di bruciare. Nelle stesse ore, nello studio di un notaio, la contessa Costanza Castelvetri scopre che il suo defunto marito le ha lasciato in eredità un manoscritto di cui nessuno era a conoscenza: è la storia di tre studenti universitari, di un amore segnato dalle sirene del conflitto mondiale e dalle persecuzioni razziali. Quelle pagine ingiallite non possono risarcire le ferite del passato, ma saranno l’occasione – per tutti i personaggi della storia – di scegliere finalmente, in un tempo presente, la felicità.
Attraverso un mosaico di storie che si intrecciano e a volte soltanto si sfiorano, Sabrina Gabriele racconta la tenerezza dei sogni arenati nel passato e la dolce ostinazione di quelli ancora da realizzare, ricordandoci che per andare incontro al destino bisogna prima di tutto ascoltare se stessi.


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