Buongiorno e bentrovati amici di Everpop! Il giovedì è ormai diventato il giorno delle interviste e quindi mi sembra d'obbligo iniziarlo con una nuova intervista, stavolta è il turno di Tom Drury!
EDITORE: NNE Edizioni | GENERE: Narrativa Contemporanea
PAGINE: 398pp | TITOLO ORIGINALE:
USCITA: 02 nov 2017 | PREZZO: € 18,00 | EBOOK: € 8,99
TRAMA
Tom Drury ritorna a Grouse County per raccontare pochi giorni cruciali nella vita della famiglia Darling, in cui tutti cercano di ottenere qualcosa, ma senza sapere come farlo. Charles, ovvero Tiny, vuole un vecchio fucile legato a un ricordo d'infanzia; Joan, sua moglie, è in cerca delle aspirazioni perdute; Lyris, la figlia di Joan, vuole trovare un punto fermo da cui cominciare davvero a crescere; e il piccolo Micah, figlio di Charles e Joan, vuole sfuggire al buio della sua stanza a costo di perdersi nel buio delle strade cittadine, Dalla vastità dei panorami della Fine dei vandalismi, Drury si concentra adesso su un frammento di quel mondo, racchiuso in un unico weekend, in cui gli eventi si dilatano come nei sogni e i protagonisti rivelano tutta la loro umanità, nell'intensità dei desideri e negli sforzi, ora comici ora drammatici, per diventare persone migliori.
-
BOTTA&RISPOSTA
QUEST
Partiamo con una domanda “generica” incentrata sulla tua scrittura. Solitamente dove attingi, in quanto ad ispirazione, per la stesura delle tue opere? C’è qualcosa di autobiografico che confluisce nelle tue opere?
Effettivamente c’è qualcosa, è come una sorta di autobiografia in piccoli frammenti. Di solito per spiegare tutto questo mi piace immaginare la vita come dipinti divisi su pannelli di vetro, pannelli destinati a frantumarsi e a mescolarsi tra loro. Il processo di scrittura della fiction è come guardare questi frammenti per poi raccoglierne uno, il più interessante in quel momento o quello che ti da più ispirazione e iniziare da lì, da questo frammento della tua vita, per comporlo poi con un altro pezzo, che generalmente non coincide con il momento successivo naturale che segue quello scelto inizialmente. Quindi queste opere di fiction sono in qualche modo composte da elementi che provengono dalla tua vita, ma che composti in modo diverso danno vita ad una storia tutta diversa. Il processo di scrittura diventa così una sorta di analisi della propria vita, grazie alla quale è possibile dar voce a nuove vite. E’ come un mosaico!
QUEST
Come è nato il progetto della trilogia di Grouse County?
E’ nato con un racconto scritto nel ’90. Ero stato sollecitato diverse volte dal New Yorker a scrivere per loro, per un’eventuale pubblicazione. Ad ogni invio ricevevo sempre risposte del tipo: “Sì interessante ma non è esattamente la cosa che stiamo cercando, puoi fare di meglio”. In qualche modo questi rifiuti però mi hanno incoraggiato. Pensare che avrei potuto pubblicare con loro mi ha dato la forza per mettermi a scrivere qualcosa che valesse davvero qualcosa. E’ nato così questo racconto che si chiamava “La fine dei vandalismi” che di fatto è stato il mio primo pezzo pubblicato dal New Yorker. All’epoca la direttrice di allora mi chiese di continuare a scrivere qualcosa di simile e questo mi portò a chiederle se potessi continuare a parlare degli stessi personaggi. La risposta fu positiva. Seguire questa strada, secondo lei, mi avrebbe portato alla fine ad avere un vero e proprio romanzo, e così è stato. Questo stesso tipo di meccanismo si è poi ripetuto con i romanzi successivi, dando così vita alla trilogia.
QUEST
La sua è una letteratura del quotidiano, molto semplice e lineare, che tratta di vite minori con alterne fortune. A me piacerebbe sapere se lo stile nasce già così solo apparentemente semplice o se invece la scrittura passa prima per uno stile più ricco che viene pian piano depurato.
La mia scrittura di fatto è moltissimo una riscrittura, l’editing copre una parte importantissima nel mio processo ideativo. Ci sono infatti delle scene che inizialmente butto giù che però non mi convincono del tutto, che ad una seconda fase subiscono una trasformazione, una sorta di rielaborazione, che mi porta ad adottare una voce che risulti essere spontanea. Questo è possibile soltanto attraverso un continuo processo di riscrittura che porta appunto allo stile semplice.
QUEST
Perché i sogni hanno così tanta importanza in questo libro? Da dove viene questa scelta di parlare tanto del mondo dei sogni?
Penso che sia importante per la caratterizzazione dei personaggi. Tendiamo a pensare che i sogni siano un momento in cui in qualche modo la mente vaga senza particolare significato, ma in realtà credo che un significato lo abbiano eccome, tanto per me quanto per i personaggi. Poi c’è anche questa ambientazione un po’ irreale e un po’ notturna. Tutto questo universo che li circonda, questo universo onirico, fa sì che in qualche modo i personaggi scivolino dalla vita ai sogni e viceversa in modo molto fluido. Sono quindi molto importanti per me e mi è piaciuto molto scriverne e raccontarli, stando attento a non eccedere nella simbologia ma mantenere e continuando ad acquisire ai sogni un significato un po’ random, per cui questi possano avere un significato ma anche no.
QUEST
Da lettore è molto affascinante leggere di storie semplici e questo libro mi è sembrato un invito alla lentezza e alla voglia di prendersi il tempo per entrare nei particolari e nei dettagli di queste storie. Da scrittore invece qual è il fascino di raccontare questi personaggi semplici?
Io sono cresciuto in un posto molto simile alla contea che descrivo quindi i luoghi, le persone, gli agricoltori, i poliziotti, le coppie, ma anche i personaggi loschi come Tiny, sono persone che io ho visto e c’è quindi una parte di me che corrisponde a questo universo anche se io me ne sono andato via per andare all’università senza mai tornare a viverci, se non per soli 4 mesi. Ma ho ricordi molto vividi di quel presente di quando ero bambino, perché forse le cose che si ricordano per più tempo sono anche quelle più importanti, anche se qualche volta non sai perché te le ricordi ancora. E poi confluisce nella scrittura anche l’esperienza che ho vissuto in altri luoghi in cui ho vissuto.
QUEST
Ora che sei lontano da casa, hai avvertito qualche cambiamento che c’è stato nel Mid West? Se sì, come lo percepisci? Inoltre sarei curioso di sapere se ci sono stati libri o autori nel passato che l’hanno descritto in modo appropriato?
Sì, il cambiamento è inevitabile come dicevo prima, io avevo 20 anni quando me ne sono andato. Nel La fine dei vandalismi per esempio ci sono molte descrizioni di queste fattorie familiari, piccole aziende agricole di piccole dimensioni che non hanno terra e che non esistono più e sono state acquistate da aziende più grandi, ed oggi l’agricoltura è diventata un’impresa di grandi dimensioni. Questo ha portato alla sparizione di tutte queste piccole imprese familiari. E in un certo modo La fine dei vandalismi vuole anche preservare questo mondo degli anni 70, gli anni in cui sono cresciuto. C’è un libro di cui io ho parlato spesso che è Winter’s Bone (L’osso dell’inverno) Daniel Woodrell che non è ambientato nell’Upper Midwest ma nel Lower, credo nel Missouri, che parla appunto dei cambiamenti della vita rurale e dei cambiamenti in qualche modo della mitologia degli USA sia a livello nazionale che di quelle regioni. Un altro libro che amo molto è quello di una giovane autrice Shavisa Woods (?) che sono delle storie in cui il protagonista parte dall’East Coast per tornare nella sua città natale nell’Illinois che si intitola “Cose da fare quando sei un Gotico in Città” ed ha molti elementi gotici che però si adattano alla questione di cui stiamo parlando.
See you soon! -Lewis
Nessun commento :
Posta un commento