lunedì 24 settembre 2018

Botta&Risposta: A Milano tra presente e passato con Silvia Zucca (Intervista)

INTERVISTA SILVIA ZUCCA

Ed eccoci ancora qui amici di Everpop, in questo lunedì tutto rosa! A farci compagnia è Silvia Zucca con la quale parleremo del suo ultimo romanzo: Il cielo dopo di noi.

Botta & Risposta


Nonostante di solito tenda a parlare prima del libro e poi a lasciare l'intervista all'autore, stavolta voglio fare qualcosa di assolutamente diverso, perché Silvia lo merita! E quindi la parola a questa grande autrice che riesce sempre a conquistarmi!
Everpop
Da lettore dei tuoi romanzi ho trovato in quest'ultimo una Silvia diversa, forse più matura, più forte. Ho
trovato una trama intensa e profonda che mi ha letteralmente colpito al cuore e alla mente. Quest'oggi
voglio quindi partire con questa domanda: come è stato passare da un romanzo all'altro e soprattutto hai
notato anche tu questo cambiamento nel tuo stile e nella tua scrittura?
Silvia
Sono felice che il cambiamento si noti, e che si noti in positivo. Uno dei miei più grandi crucci, mentre
scrivevo Il cielo dopo di noi, era quello che sarebbe stato il “responso dei lettori” che, dopo aver letto Guida
astrologica, si sarebbero trovati tra le mani un romanzo del tutto diverso. Questo cambiamento però è
stato anche fortemente voluto. Guida astrologica è stato un romanzo molto divertente da scrivere, anche
liberatorio… ma non volevo considerarlo un punto di arrivo, né desideravo che mi inquadrasse in un genere
e in un tipo di scrittura. Il cielo dopo di noi corrisponde un po’ di più all’idea che ho della scrittura, alla
complessità di intreccio che mi piace, alla profondità dei personaggi che amo trovare quando io stessa
leggo. Ma non è stato assolutamente un passo facile. A parte lo studio che l’argomento, anzi gli argomenti,
richiedevano, anche la scrittura con piani temporali diversi è stata una bella sfida da affrontare. Però, dopo
due anni di lavoro, dopo aver buttato quasi interamente la prima stesura, dopo essermi fatta tante
domande su me stessa e le mie capacità, posso dire di essere molto contenta del risultato.
Everpop
La voce di Miranda sintetizza un'intera generazione, una generazione fragile che però non si arrende mai.
Mi chiedevo a cosa ti sei ispirata per dar vita ad una voce così reale e sincera?
Silvia
Sinceramente durante la stesura non mi sono soffermata a rifletterci troppo, non ho creato quindi un
personaggio che volesse essere simbolico… ma effettivamente credo che incarni un po’ lo spirito di questa
nostra generazione (parlo dei 30-40 enni) che ha vissuto nella bambagia di un boom economico (e di una
vita familiare spesso idilliaca) per poi vedersi catapultata in un mondo che non riesce ad afferrare, una
realtà troppo spigolosa da cui si fa di tutto per rifuggire. Miranda non ha un lavoro fisso, non ha una vita
sentimentale stabile… le manca qualsiasi punto d’appoggio che la ancori alla vita. E’ talmente assuefatta
alle sue paure che crede che questo stato sia per lei una protezione. Credo che, magari in diverse
gradazioni e sfumature, tutti noi “giovani adulti” abbiamo in qualche modo provato e sentito l’instabilità
che prova lei, confrontandoci con questo mondo dalla velocità così accelerata e ormai privo di certezze sul
futuro.
Sulla costruzione della sua voce… ecco, mi piace che tu me lo chieda e che la definisca reale e sincera. Uno
degli obiettivi che mi prefiggo scrivendo, soprattutto quando uso la prima persona, è che la voce del
personaggio sia credibile, reale. E lavoro moltissimo sulla costruzione delle frasi, cercando di aderire il più
possibile al linguaggio parlato, in modo che le parole scorrano fluide sotto gli occhi e nella mente di chi
legge.
Everpop
Nel tuo libro ci presenti una Milano sospesa tra presente e passato. Quanto è stato duro il lavoro di
ricerca su un’epoca passata, che poi non è così lontana? Quante e quali voci ti hanno ispirata o aiutata in
questo percorso? Ripercorrere strade, isolati o luoghi conosciuti sotto forma di parole ti ha riportato alla
mente eventi del passato, che magari hanno influenzato la scrittura e che quindi hai inserito?
Silvia
Tutto il romanzo si rifà a un’idea di oscillazione tra presente e passato, un’idea che vuole creare una
continuità tra temporalità diverse, pur se ancora non così distanti nel tempo. Volevo che si sentisse, e
fortemente, questo legame, perché credo che sia necessario, forse ora più che mai, sapere che siamo i figli
della nostra storia, che non siamo esseri univoci, o mine impazzite, senza radici. Tutti noi abbiamo radici
profonde, così come le ha la società in cui viviamo.
Il lavoro di ricerca è stato enorme. Io poi sono molto puntigliosa quando studio, non sopporto di non avere
in mano anche il più piccolo dettaglio. Certo, sia la Seconda Guerra Mondiale che il vino sono campi direi
sconfinati, quindi ho dovuto adottare un tagli, una prospettiva verso cui guardare, ma non è stato semplice.
Allo stesso tempo studiare è stato molto arricchente, e anche divertente. Ho ripercorso luoghi, parlato con
diverse persone, scoperto sapori e idee… Sono felice che tutto questo, anche a libro finito, rimanga in me.
Parlando delle voci che mi hanno ispirata, direi che la prima è stata senz’altro quella di mia nonna. Potrei
anzi dire che il cielo dopo di noi è stato in qualche modo un suo regalo: dopo la sua morte, in casa abbiamo

trovato un fascicolo di lettere che risalivano proprio agli anni della guerra e queste, oltre a farmi scoprire
una nonna diversa da quella che avevo conosciuto, e farmi riflettere sul percorso che facciamo nella vita, mi
ha dato lo spunto da cui sono partita per costruire tutta la trama.
Poi ci sono stati i racconti di mio padre… quelli delle altre persone che ho sentito durante il periodo di
studio… o anche alcuni miei ricordi di quando ero bambina. C’erano poi episodi che volevo fortemente
raccontare, come la distruzione della scuola di Gorla, che è la molla che fa scattare a Gemma il desiderio di
scappare da Milano per salvare suo figlio. Insomma, ho raccolto voci, ma anche usato emozioni che avevo
io nella pancia riguardo alla mia storia personale e a quello che è successo nella mia città.
Everpop
"Il cielo dopo di noi" non è solo un libro ma una sorta di diario, un diario che passa da un'epoca all'altra sottolineandone
gli aspetti, soprattutto quelli sociali. Quali sono le maggiori differenze che hai trovato in questi due periodi?
Silvia
Quello più forte di tutti, e che forse nel libro ho maggiormente sottolineato, è il senso di comunità. Dai
racconti di mio padre, ma anche da ciò che ricordavo dei miei nonni, il senso di condivisione prima era
fortissimo. Durante la guerra, ma anche nell’immediato dopoguerra, le persone vivevano con un grande
senso di comunità. Le porte spesso venivano lasciate aperte, c’era continuità tra una casa e un’altra…
Durante i bombardamenti anche, volenti o nolenti, si finiva per passare ore insieme nei bunker, nelle
cantine… e poteva nascere una forte solidarietà tra le persone. Oggi, soprattutto in città così grandi come
Milano, è molto difficile che si creino situazioni comunitarie. Sono felice di sentire che qualche tentativo
c’è, e spero non si risolva soltanto in una moda momentanea, ma ancora i casi sono così rari da essere
spesso segnalati sui giornali.
Oltre a questo, naturalmente, ci sono anche tantissime altre differenze, come il senso che si dava alla vita.
Più di una volta, nei racconti in cui mi sono imbattuta, ho sentito le persone parlare della vita durante la
guerra come di qualcosa che aveva un sapore allo stesso tempo definitivo e irreale. Si doveva imparare a
convivere con l’idea della morte, una morte che poteva colpire te, qualcuno vicino a te, o comunque
camminarti a fianco in qualsiasi momento… Era una consapevolezza che arrivava a tutti, adulti e bambini.
L’idea della morte oggi, e parlo del mondo occidentale, è molto più estranea. Ovviamente è una fortuna,
ma sarebbe bene riflettere su quelle parti del mondo in cui ancora la morte è una presenza a cui è
impossibile non pensare…
C’era anche e molto diffusa l’idea di caos. La guerra aveva portato con sé la precarietà, ma era sopraggiunta
anche a scardinare quello che si riteneva di sapere del mondo. Dopo il 25 luglio del 1943, con l’armistizio e
il governo Badoglio, l’Italia si è trovata fisicamente divisa. Le comunicazioni saltavano, non si aveva più
nessuna idea di come vivessero amici, familiari, sempre che fossero in vita… Nel mondo dell’iper-
comunicazione di oggi è quasi impensabile non avere riferimenti, immagini, notizie, e pensare che una
parte del tuo mondo potrebbe benissimo anche non esserci più.
La guerra faceva da cassa di risonanza delle emozioni, trasformandole, amplificandole. Qualcuno le ha
inquadrate come una sorta di “sindrome” della guerra, un voler amare per forza per restare aggrappato alla
vita. Forse perché la morte era così vicina, mi sembra che anche l’amore facesse allora un po’ meno paura...
Everpop
Una cosa che spesso mi affascina è la genesi dei personaggi, soprattutto quelli che come Miranda si
presentano al lettore in modo sincero e spontaneo, al punto da sembrare incredibilmente reali. Rispetto ad
una bozza iniziale, ad una prima idea di questo personaggio, quanto si è evoluta Miranda? Soprattutto, in
che modo?
Silvia
Devo dire che quello di Miranda è stato uno dei personaggi più ostici del romanzo e forse quello che più è
cambiato dall’idea iniziale e nelle diverse stesure. Credo che la difficoltà sia stata prima di tutto farla parlare
in prima persona e staccarmi definitivamente dal personaggio di Alice di Guida astrologica. Non volevo che
Miranda fosse un’Alice bis ma, soprattutto all’inizio, avevo la penna ancora intrisa di ironia… Ho dovuto fare
un lavoro di lima, sia su me stessa che sulla carta, per trovarla. E infatti ha cambiato più nomi lei di un
agente segreto della CIA. Alla fine credo di aver trovato la sua giusta dimensione, ma ho dovuto
allontanarla da tutti (nella prima stesura non era così distaccata dalla famiglia), anche, e forse soprattutto,
da me stessa.
Everpop
Voglio però concludere con una domanda di rito, che solitamente si fa inizialmente. C'è qualche libro,
qualche testo o romanzo che ti ha ispirata e ti ha accompagnata lungo il percorso della scrittura?
Silvia
Direi molti. Quando si scrive, non si è mai estranei a quello che si è, e ciò che si è letto è un bagaglio
importantissimo che viene invariabilmente con noi, sulla pagina. Citerei senz’altro Espiazione, di Ian
McEwan, che infatti compare nella citazione iniziale del mio romanzo. Il cielo dopo di noi, così come il libro
di McEwan, è un romanzo sul senso di colpa e su come questo possa plasmare la vita delle persone, le vite
e, nel mio caso, coinvolgere diverse generazioni. Un altro romanzo a me molto caro è Turno di notte, di
Sarah Waters, che parla degli effetti della guerra sulle persone e sulle relazione tra le persone. Ma poi c’è
anche Shakespeare, che ho spesso citato per il personaggio di Alberto e il suo rapporto con la figlia.
Miranda non a caso ha un nome shakespeariano preso proprio da La Tempesta… Poi c’è Amleto, c’è Re
Lear, la mia opera preferita del Bardo, e in un certo senso c’è anche il Sogno di una notte di mezza estate,
che è un’opera a più piani, con commedia e tragedia che si intersecano in un meccanismo da orologio
svizzero.
Per quanto riguarda invece la parte saggistica, i testi sono stati davvero tanti e non sarebbe possibile
menzionarli tutti, ma se ne dovessi consigliarne uno da leggere, credo sarebbe Pane Nero, di Miriam Mafai
che, dopo aver tanto cercato, ho scovato fortunosamente su un mercatino dell’usato. Quando si dice il
destino! È un saggio molto scorrevole sulla vita delle donne durante il periodo della guerra e, attraverso
voci diverse, riesce a costruire uno spaccato sociale che è davvero molto suggestivo.
See you soon! -Lewis

IL CIELO DOPO DI NOI

  • Autore:SILVIA ZUCCA
  • Editore:EDITRICE NORD
  • Genere:NARRATIVA CONTEMPORANEA
  • Pagine:472pp
  • Uscita:30 Agosto 2018
  • Prezzo:€ 18,00
  • Titolo originale:Il cielo dopo di noi
  • Nazionalità:Italiana
TRAMA
Alberto, il padre di Miranda, è scomparso. Da dodici anni lei non ha contatti con la famiglia e quella notizia è come un fulmine in un cielo che si è sempre rifiutata di guardare e che, adesso, la chiama a sé con prepotenza. Così, frugando tra le carte del padre, trova una lettera datata 18 novembre 1944: è una lettera d'amore destinata alla nonna, Gemma. Ma chi è l'uomo che promette a Gemma di tornare da lei e da Alberto? Possibile che quel mistero sia collegato all'improvvisa scomparsa del padre? C'è solo un modo per scoprirlo: andare a Sant'Egidio dei Gelsi, il paese in cui lui e Gemma si erano rifugiati durante la guerra. E, sotto il cielo idilliaco della campagna piemontese, Miranda raccoglierà i frammenti di una storia solo apparentemente dimenticata; la storia di un ragazzino senza padre, costretto a crescere troppo in fretta, e di una donna obbligata a prendere una decisione terribile, che segnerà la sua vita per sempre. Una storia che la condurrà infine da Alberto, ma che soprattutto le permetterà di alzare gli occhi e capire che il futuro – il cielo dopo di noi – si rasserena solo se si ha il coraggio di cancellare le nubi del passato e di aprirsi all’amore.

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