LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI
Buongiorno e buon mercoledì Evereaders! Il terzo giorno della Pink Week si mostra attraverso gli occhi di Emil Ferris e il suo La mia cosa preferita sono i mostri.
my point of view
La mia cosa preferita sono i fumetti atipici e controcorrente come quello della Ferris! Atipico, esplosivo e dissacrante, questo fumetto va oltre le leggi stesse dei classici schemi a cui tutti siamo abituati, oltre le classiche basi della narrazione, portandosi oltre, ad un livello incredibilmente altro, dal quale si mostra come una sorta di diario a fumetti che è una vera e propria ode ai mostri, l'orrore e tutto quello che c'è di macabro in quel mondo. Bisogna ammetterlo La mia cosa preferita sono i mostri è decisamente un titolo che stupisce, che piaccia o no, un titolo che difficilmente si tende a dimenticare, ma soprattutto un titolo unico nel suo genere!
E' unico perché...Be' vi basti pensare che questo è il "fumetto" (per me questo è molto più di un semplice fumetto) d'esordio dell'autrice, un esordio atipico e tardivo a 55 anni, che porta l'autrice in questo vasto e immenso mondo fatto di carta e inchiostri, un esordio che segna il vero e proprio riscatto della Ferris, soprattutto nei confronti della vita, che non è stata poi tanto gentile con lei. Questo aspetto della sua vita infatti è chiaramente leggibile attraverso le pagine del libro, soprattutto dinnanzi al personaggio di Karen, che per certi versi considero una sorta di impersonificazione dell'autrice, con la quale considera senz'altro la percezione del sentirsi diversa dal mondo che la circonda e la solitudine che poi ne scaturisce. Ne la sua malattia ne la paralisi conseguente però hanno fermato il talento e la passione di Emil per l'arte e questo fumetto ne è in fatti il chiaro monito, la dimostrazione che i sogni possono sempre essere realizzati, se solo ci si crede intensamente, anche quando la sfortuna ci si mette di mezzo e tenta in tutti i modi di vincere.
Due storie contenute in questo particolare e oscuro diario affidato dalla stessa Emil Ferris ai suoi lettori: la prima, quella di Karen Reyes, una ragazzina appassionata di Horror e la seconda, quella di Anka, la vicina di casa morta inspiegabilmente. La storia di Karen è senza dubbio il propulsore di quest'opera, sospesa tra reale e faceto proprio a causa dei sogni ad occhi aperto della protagonista. Karen infatti si vede come un licantropo, per metà umana e metà lupo, un mezzo che l'aiuta a giustificare le distanze che prendono i compagni di classe da lei, che sembra quasi essere affetta da lebbra per quanto la evitino. La cosa preferita di Karen sono proprio i mostri, gli horror, i fumetti e inaspettatamente il mistero, proprio quando scopre dell'uccisione dell'amata vicina Anka, che la polizia considera mero suicidio. Karen però sa che non è così e si getta a capofitto in una sorta di avventura dalle tinte oscure volta a svelare l'arcano mistero. E' proprio così, attraverso il continuo incrociarsi e succedersi delle storie che la Ferris da vita ad un diario misterioso e intrigante, dal quale difficilmente si riesce ad uscire e separarsi.
Se quella di Karen fa paura, la storia di Anka è anche peggio, una storia terrificante nel senso reale del termine: dagli abusi fino alle angherie perpetrate durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. C'è da chiedersi quindi (e lo farete, credetemi) chi siano i veri mostri, se quelli che mostrano a tutti il loro aspetto terrificante oppure quelli che si nascondono davanti a sorrisi e carinerie. Questo è secondo me il cuore dell'opera stessa, il forte messaggio che l'autrice vuole far passare, pagina dopo pagina, attraverso gli occhi innocenti della ragazzina che con coraggio tratteggia l'oscurità della vita che ci circonda. Un romanzo a fumetti di formazione, per la protagonista e l'autrice stessa, che genera nella mente del lettore continui pensieri e ragionamenti, portandolo così su un livello di lettura inesplorato e forse mai visto prima.
Ma il vero e proprio vanto, ciò che maggiormente genera stupore in chi legge questo fumetto è lo stile dell'autrice. I suoi disegni, le sue tavole, prescindono dalle regole del fumetto classico come siamo abituati a leggere; lo schema che l'autrice adotta è proprio quello tipico del diario di un'artista, in questo caso una giovane ragazzina che non teme di raccontare la vita per come la vede attraverso i suoi occhi. L'arte si fa carico della paura e si tramuta in meravigliosi disegni a penna, ritratti dettagliati e minuziosi, copertine di riviste che contrastano con i loro colori, scarabocchi e appunti, insomma una varietà di disegni che sembrano quasi essere una sorta di portfolio dell'autrice, attraverso il quale la Ferris riesce però a raccontare una storia, anzi due! Uno stile che a mio parere, proprio per l'utilizzo atipico di penne e pennarelli, è assai difficile da quantificare e "giudicare".
Se avevate dubbi su questo capolavoro editoriale...be' direi proprio che vi toccherà metterli da parte, perché una volta aperto il libro non potrete più separarvene!
E' unico perché...Be' vi basti pensare che questo è il "fumetto" (per me questo è molto più di un semplice fumetto) d'esordio dell'autrice, un esordio atipico e tardivo a 55 anni, che porta l'autrice in questo vasto e immenso mondo fatto di carta e inchiostri, un esordio che segna il vero e proprio riscatto della Ferris, soprattutto nei confronti della vita, che non è stata poi tanto gentile con lei. Questo aspetto della sua vita infatti è chiaramente leggibile attraverso le pagine del libro, soprattutto dinnanzi al personaggio di Karen, che per certi versi considero una sorta di impersonificazione dell'autrice, con la quale considera senz'altro la percezione del sentirsi diversa dal mondo che la circonda e la solitudine che poi ne scaturisce. Ne la sua malattia ne la paralisi conseguente però hanno fermato il talento e la passione di Emil per l'arte e questo fumetto ne è in fatti il chiaro monito, la dimostrazione che i sogni possono sempre essere realizzati, se solo ci si crede intensamente, anche quando la sfortuna ci si mette di mezzo e tenta in tutti i modi di vincere.
Due storie contenute in questo particolare e oscuro diario affidato dalla stessa Emil Ferris ai suoi lettori: la prima, quella di Karen Reyes, una ragazzina appassionata di Horror e la seconda, quella di Anka, la vicina di casa morta inspiegabilmente. La storia di Karen è senza dubbio il propulsore di quest'opera, sospesa tra reale e faceto proprio a causa dei sogni ad occhi aperto della protagonista. Karen infatti si vede come un licantropo, per metà umana e metà lupo, un mezzo che l'aiuta a giustificare le distanze che prendono i compagni di classe da lei, che sembra quasi essere affetta da lebbra per quanto la evitino. La cosa preferita di Karen sono proprio i mostri, gli horror, i fumetti e inaspettatamente il mistero, proprio quando scopre dell'uccisione dell'amata vicina Anka, che la polizia considera mero suicidio. Karen però sa che non è così e si getta a capofitto in una sorta di avventura dalle tinte oscure volta a svelare l'arcano mistero. E' proprio così, attraverso il continuo incrociarsi e succedersi delle storie che la Ferris da vita ad un diario misterioso e intrigante, dal quale difficilmente si riesce ad uscire e separarsi.
Se quella di Karen fa paura, la storia di Anka è anche peggio, una storia terrificante nel senso reale del termine: dagli abusi fino alle angherie perpetrate durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. C'è da chiedersi quindi (e lo farete, credetemi) chi siano i veri mostri, se quelli che mostrano a tutti il loro aspetto terrificante oppure quelli che si nascondono davanti a sorrisi e carinerie. Questo è secondo me il cuore dell'opera stessa, il forte messaggio che l'autrice vuole far passare, pagina dopo pagina, attraverso gli occhi innocenti della ragazzina che con coraggio tratteggia l'oscurità della vita che ci circonda. Un romanzo a fumetti di formazione, per la protagonista e l'autrice stessa, che genera nella mente del lettore continui pensieri e ragionamenti, portandolo così su un livello di lettura inesplorato e forse mai visto prima.
Ma il vero e proprio vanto, ciò che maggiormente genera stupore in chi legge questo fumetto è lo stile dell'autrice. I suoi disegni, le sue tavole, prescindono dalle regole del fumetto classico come siamo abituati a leggere; lo schema che l'autrice adotta è proprio quello tipico del diario di un'artista, in questo caso una giovane ragazzina che non teme di raccontare la vita per come la vede attraverso i suoi occhi. L'arte si fa carico della paura e si tramuta in meravigliosi disegni a penna, ritratti dettagliati e minuziosi, copertine di riviste che contrastano con i loro colori, scarabocchi e appunti, insomma una varietà di disegni che sembrano quasi essere una sorta di portfolio dell'autrice, attraverso il quale la Ferris riesce però a raccontare una storia, anzi due! Uno stile che a mio parere, proprio per l'utilizzo atipico di penne e pennarelli, è assai difficile da quantificare e "giudicare".
Se avevate dubbi su questo capolavoro editoriale...be' direi proprio che vi toccherà metterli da parte, perché una volta aperto il libro non potrete più separarvene!
See you soon! -Lewis
LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI
- Autore:EMIL FERRIS
- Editore:BAO PUBLISHING
- Genere:DIARIO
- Pagine:420pp
- Formato:Brossurato 20,5 X 25,7
- Uscita:12 Aprile 2018
- Prezzo:€ 29,00
- Titolo originale:My favorite things is Monsters #1
- Nazionalità:Americana
TRAMA
Kare Reyes ha dieci anni, vive a Uptown Chicago, con la made e il fratello Deeze. Ama l’arte, i giornalini horror e i vecchi film di mostri. Un giorno torna a casa da scuola e apprende che la vicina è morta. Suicidio, dicono, ma Karen non ci crede. Siamo nel 1968, nel pieno della contestazione, e questa storia la leggiamo dal diario scribacchiato, scarabocchiato e illustrato di Karen. I misteri sono fuori e dentro casa, perché più Karen cerca di capire cosa sia successo alla sua vicina, Anka, una sopravvissuta dell’Olocausto nazista, più comprende che c’è un terribile segreto del passato che tormenta suo fratello Deeze. Emil Ferris debutta con questo straordinario primo capitolo di due di un romanzo grafico-fiume che le è valso un successo internazionale e il plauso di luminari come Art Spiegelman, Chris Ware e Alison Bechdel. L’edizione BAO, fedelissima all’originale di Fantagraphics, è costata centinaia di ore di calligrafia, di adattamento e di impaginazione meticolosa. Un capolavoro annunciato, una nuova evoluzione del potenziale del linguaggio del Fumetto.
Disegni
10
/10
Trama
8
/10
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