INTEVISTA A DANIELA PALUMBO
Buongiorno e bentrovati amici di Everpop! La protagonista di oggi è Daniela Palumbo che ho avuto modo di intervistare sul suo libro A un passo da un mondo perfetto.
my point of view
Iniziamo a parlare del tuo romanzo con una domanda sul titolo: A un passo da un mondo perfetto. Cos'è il mondo perfetto per te e per i tuoi protagonisti?
All'interno del libro il mondo perfetto è quello dei carnefici. Iris ad si ritrova a vivere in questo mondo perfetto proprio grazie ai suoi genitori, i quali sono molto convinti degli ideali e del credo nazista, non a caso se prendiamo in esempio sua madre, lei ama tutto ciò che è puro e bianco, ama i fiori ad esempio. Per loro quello è il mondo perfetto e il nemico automaticamente è diverso, qualcosa che non appartiene a quel mondo. Non a caso la prima figura che interviene all'interno del romanzo è quella di Helga. Lo sguardo di Iris è quindi quello del carnefice, ma non perché lo sia, ma perché le voci che sente e che ascolta sono quelle delle persone a lei care, quelle stesse persone che credono nell'operato del regime.
Parlare di tematiche forti come quelle narrate all'interno del libro è un vero e proprio atto di coraggio e non è da tutti, mi incuriosisce quindi sapere come è avvenuta la genesi di questo libro e perché ha scelto di affrontare il tema della shoah? E perché una storia per bambini?
Non lo so se c'è coraggio in realtà, penso sia più una assunzione di responsabilità. Io ho iniziato con Le valigie di Auschwitz e come dico sempre ai ragazzi che incontro, i quali mi chiedono sempre se sono ebrea, non lo sono e non ho avuto storie personali che hanno riguardato questo tema, la mia scelta è dettata dal semplice fatto di essere un semplice essere umano che si sente responsabile di altri esseri umani. In realtà il motivo è che da bambina non esisteva la giornata della memoria, ma ricordo che la mia professoressa ci portò a vedere un documentario, nel quale vidi Auschwitz dopo pochi giorni dall'arrivo dei russi piena di corpi martoriati, dei veri e propri pezzi. Quel ricordo mi ha portato a chiedere, sin da ragazzina, come sia potuta accadere una cosa del genere e perché soprattutto. Domande del genere te le porti dietro per sempre, ci cresci, e ti portano a indirizzarti sulla via del tuo futuro. Per me è stato così con la Shoah, un viaggio che mi ha aiutato a capire l'essere umano, a farmi domande sull'animo di tutti noi. Quando dico di non essere ebrea significa proprio questo, che non bisogna essere ebrei per capire e provare determinati sentimenti.
E' una storia per bambini perché credo che alcuni di noi si fermano ad un periodo della propria età più caro e sono predisposti quindi a raccontare una storia da quel punto di vista, per me è l'adolescenza, il periodo delle ribellioni e dei grandi cambiamenti. Ai bambini devi inoltre parlare non con la violenza e con l'orrore, farlo sarebbe la cosa più facile del mondo, c'è bisogno secondo me di raccontare il processo che conduce un essere umano ad essere in quel determinato modo. Una storia del genere va per me raccontata attraverso i sentimenti che accomunano tutti noi, quei sentimenti come l'odio o l'indifferenza che hanno portato a quei campi.
Come sei arrivata a scrivere una storia come questa?
Io ho sempre parlato delle vittime, stavolta invece, "passando" dalla parte del carnefice, volevo capire come può una ragazzina avere dentro, se possibile, una rivoluzione dentro di se, pur vivendo in quel mondo e vedendolo attraverso gli occhi di chi credeva in quegli ideali. Ho voluto dare una possibilità ad Iris, attraverso quegli squarci e quelle crepe nella sua vita: se avesse avuto solo i genitori e fosse vissuta solo in quel mondo allora non avrebbe potuto certo cambiare, però la presenza di persone come la nonna o il suo carissimo amico o Helga l'hanno aiutata a vedere un altro mondo oltre al suo. Mi piaceva raccontare quanto fosse difficile affrontare un cambiamento. Un cambiamento è una rivoluzione, ma non avviene improvvisamente, ad esempio nella storia avviene per via del senso di colpa, che porta Iris a seguire un percorso. Lei ad un certo punto lei fa la spia su un ebreo che immancabilmente muore. Le viene detto che non è stata colpa sua, ma che è stata una reazione ad una sua azione. Lei inizia a vedere la prima crepa in quel momento. Capisce che ci sono delle conseguenze e che deve prendersene la responsabilità. Cambiare non è mai facile e non sempre è un buon cambiamento, lo si capisce nella seconda parte del romanzo, con lei adulta. Il senso di colpa cresce e non perché un ebreo era morto a causa sua, ma per tutto quello che era successo in seguito, per colpa di altri che come lei vivevano in quel suo mondo perfetto. A volte va ricordato che anche i carnefici sono capaci di amare.
Coma mai al padre di Iris interessa così tanto sapere se la figlia è felice? E' una domanda ricorrente, una preoccupazione che più volte ritorna nel romanzo.
Quello per me era un modo per riconoscere l'amore di questo uomo per la propria figlia, perché non voglio in nessun modo che si dica che questo uomo era cattivo, è troppo semplice. Lui invece era legatissimo e ci teneva davvero molto che la bambina fosse felice. Era il suo modo di essere affettuoso, forse un modo per indicargli un tipo di felicità, perché infatti glielo chiedeva quando lui credeva che quello fosse il momento giusto per essere felici.
Se Iris avesse risposto NO alle domande del padre, avrebbe secondo te aperto una crepa nelle convinzioni del padre?
No, temo di no. Sarebbe stata una semplificazione. Lei infatti si ritrae dalle domande ad un certo punto, perché capisce che non c'è modo, ma è proprio quel "non c'è modo" che la fa capire di non essere completamente dentro in quel mondo perfetto. Diciamo che mi serviva il fatto che ci fossero domande che non poteva fare. Era una bambina curiosa sì, ma si faceva domande dentro.
Nel tuo romanzo lavori tanto sui contrasti, un esempio potrebbe essere la bellezza dei fiori messa davanti a fatti sconvolgenti come quelli della shoah. Come mai una scelta del genere?
In realtà io lo faccio sempre, potremmo chiamarla cifra stilistica, racconto sempre per contrasti. Il contrasto potrebbe essere anche il piano temporale, anche se qui non è poi tanto presente, ma in altri testi improvvisamente vado in altri tempi; inizialmente sembra non aver senso, ma poi un po' alla volta connetto il tutto. Il contrasto per me è davvero una fonte di sorpresa, qualcosa che deve spiazzare anche me e coinvolgermi in prima persona. In questa storia inoltre era necessario per raccontare una fase storica così estrema, che è allo stesso tempo importante anche per Iris che si ritrova a dover affrontare quella fase della propria vita altrettanto estrema, quella in cui devi decidere chi sei e in cui puoi decidere di rivoluzionarti. E' ovvio che così ti metti in discussione e nascono i dubbi, che se non vedi venir fuori è ovvio che la vita sarà più semplice ma sarà anche più banale, priva di rivoluzioni. In questo senso si capisce quindi perché il contrasto fa parte del mio stile, mi aiuta a rispondere a determinate domande e ad andare avanti.
A UN PASSO DA UN MONDO PERFETTO
- Autore:Daniela Palumbo
- Editore:Piemme - Battello a Vapore
- Genere:Drammatico
- Pagine:330 pp
- Uscita:22 Gennaio 2019
- Prezzo:€ 16,00
- Nazionalità:Italiana
TRAMA
Germania, 1944. Iris ha undici anni, quando si trasferisce con la famiglia in un paese vicino a Berlino. Il padre è un capitano delle SS promosso a vicecomandante del campo di concentramento che sorge laggiù, mentre la madre è una donna autoritaria con una grande passione per i fiori. La nuova casa è bellissima, grande e circondata da un immenso giardino, di cui si prende cura un giardiniere. Di lui Iris sa ben poco, sa solo che è ebreo e che tutte le mattine arriva dal campo, per poí tornarci dopo il tramonto. A Iris è vietato rivolgergli la parola perché è pericoloso, ma la curiosità è più forte di lei. Comincia ad avvicinarsi di nascosto a quello sconosciuto con la testa rasata e la divisa a righe. Comincia anche a lasciargli piccoli regali nel capanno degli attrezzi, in un cassetto segreto, e lui ricambia con disegni abbozzati su un quaderno. Così, giorno dopo giorno, tra i due nasce un'amicizia clandestina fatta di gesti nascosti e occhiate fugaci, un'amicizia in grado di far crollare il muro invisibile che li separa e di capovolgere il mondo perfetto in cui Iris credeva di vivere.
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