martedì 22 settembre 2020

Botta&Risposta: Di lettere ritrovate e della forza dell'incanto con Teresa Radice e Stefano Turconi (Intervista)

INTERVISTA A TERESA RADICE E STEFANO TURCONI

Bentrovati amici di Everpop! Oggi voglio riportarvi la trascrizione della chiacchierata fatta con Stefano Turconi e Teresa Radice sul loro nuovo fumetto: La terra, il cielo, i corvi.

my point of view

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Come nasce questa nuova opera?

Teresa Radice

Come nasce? Sicuramente ci sono delle cose legate a noi e alle nostre famiglie e stavolta alla mia in particolare: mio nonno, il papà della mia mamma, aveva un papà disperso in Russia e la corrispondenza tra loro mi ha particolarmente colpita. Devo inoltre riconoscere che già all'epoca mi avevano fatto molta impressione: scritte su una carta velina così sottile, su entrambi i lati, con un corsivo di una volta, così fitto e arzigogolato, che erano state oggetto di censura e quindi caratterizzate da grosse righe nere che, a causa dello spessore della carta, passavano anche dietro, rendendo il testo illeggibile.

Questa sua storia, la storia di questo ragazzo (perché è di un ventenne che parliamo) che non ho mai conosciuto, mi aveva sempre toccato, perché una cosa è sentire la storia dal diretto interessato, un'altra invece è viverla attraverso gli oggetti che quella persona aveva sfiorato.

Questa storia era poi rimasta lì e solo un 25 aprile di tre anni fa è poi nata la scintilla.

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Quand'è che hai scelto di usare questo stile in acquerello che non avevi utilizzato prima d'ora?

Stefano Turconi e Teresa Radice

In realtà è una vita che aspettavo di utilizzare questo stile, che si ispira a quello di Rien Poortvliet (il papà illustratore degli Gnomi tanto in voga negli anni 70-80), un illustratore olandese bravissimo a dipingere le albe e i tramonti. Io sono cresciuto con quel libro sugli gnomi, un regalo da parte di mio zio che mi colpì così tanto da portarmi a pensare che prima o poi avrei dovuto assolutamente ricorrere ad uno stile come quello. Uno dei miei sogni della vita era appunto riuscire a fare qualcosa come lo faceva lui e con questo fumetto in qualche modo ci sono riuscito.

Quando iniziammo a parlare di questo libro e a focalizzarci sull'ambientazione (la Russia d'inverno), capii che quello sarebbe stato il momento giusto per utilizzare quello stile tanto desiderato.

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Quanto inchiostro hai usato per questa nuova opera?

Stefano Turconi

Tantissimo! Dovete sapere che questo libro è stato lavorato durante il lockdown e che io possiedo una piccola scorta di acquerelli fidati ai quali ricorro sempre e di cui difficilmente rimango sprovvisto; durante la quarantena la mia scorta andava via via esaurendosi, soprattutto per quanto riguarda il nero. Preso dal panico (non potendo uscire) non sapevo cosa fare e come continuare quando improvvisamente (e qui il destino ci mette sempre lo zampino) trovai dei vecchi acquerelli russi (il destino appunto), regalo della stessa zia che ci ha aiutati con la traduzione del russo, grazie ai quali sono riuscito in qualche modo a correre ai ripari fin quando non si è potuti poi uscire nuovamente.

Però sì, ne ho consumati davvero tantissimi!

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Visto che c'è una fetta di scene in altre lingue, avete mai pensato di sottotitolarle? Ve lo siete mai domandato oppure è venuta subito così?

Teresa Radice

E' una cosa che avevamo deciso da subito. Volevamo farlo, però andava fatto bene, con il russo giusto, il tedesco giusto, ma che non si capisca. Sembra uno scherzo, però l'intenzione è un'altra: volevamo che tutti si sentissero come Attilio, anzi che tutti si sentissero Attilio! Lui conosce qualche parola delle altre lingue, però son solo poche parole; volevamo che i lettori, ma anche noi stessi rileggendo, sentissero la stessa sensazione di straniamento provata dal protagonista nei confronti di Vanja ad esempio. Secondo me era importante che il lettore si sentisse come lui e che lui stesso fosse l'unico tramite che ci viene offerto per vivere appieno la storia.

Sono tre i protagonisti vero, ma in realtà è lui la nostra chiave di lettura: lui non capisce, conosce delle parole certo, ma è solo tramite la mimica dei due compagni di viaggio che lui, insieme a noi, capiamo cosa succede.

Del resto pure Chewbecca si esprime in una lingua sconosciuta, eppure lo capiamo, grazie soprattutto alla presenza di Han Solo. Volevamo che fosse un po' così!

Un'altra cosa su cui mi ero particolarmente fissata, a differenza di Ste, erano i Flashback. Li volevo fare tutti muti. Ammetto che è stata un po' una sfida con me stessa, che utilizzo sempre tantissime parole e stavolta volevo capire se riuscivo a raccontare anche stando zitta. In un libro così però, dove la lingua non è poi così importante, quello che più spicca è l'umanità dei personaggi e le maschere che indossano ad esempio; questi aspetti non hanno una lingua, come le stesse fragilità dell'essere umano, questo è l'importante dell'incontro tra questi tre personaggi, secondo me.

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Dopo aver indossato i panni di personaggi tanto tanto diversi tra loro, come ci si sente oggi a entrare nei panni di Attilio? Qualcosa delle storie e dei personaggi precedenti ha inciso nella sua caratterizzazione?

Teresa Radice

Ho la sensazione che un po' tutte le nostre storie ripercorrano un po' gli stessi temi, ma in modo diverso. Per questo forse quello che lega Attilio ai suoi "predecessori" sono delle emozioni. Per lui, la prima che mi viene in mente, se dovessi così riassumerlo, è la rabbia. Attilio è uno arrabbiato, con il mondo che l'ha messo in un posto dove non voleva stare, con le sue aspirazioni passate e con ogni cosa che gli viene in qualche modo imposta e che per questo lui non accetta. Lui parte arrabbiato e questo mi fa venire in mente altri personaggi arrabbiati delle nostre vecchie storie: da Maite (mamma della protagonista) di Non stancarti di Andare che per certi versi gli assomiglia, a Nathan del Porto Proibito che non accetta le cose che la vita gli piazza davanti.

Alla fine, secondo me, le storie nascono un po' da un'incazzatura. Spesso è un modo per combattere ciò che non ci piace, un modo per dare un finale alternativo a quello che è stato. Questa storia ne è l'esempio, nasce proprio da un finale alternativo.

Ma poi se ci penso, un po' tutte le nostre storie nascondo da dei finali alternativi. Ed è pre questo motivo che per me le storie non sono mai frutto di finzione, sono una medicina che serve a cambiare i colori che non mi piacciono di un evento particolare accaduto.

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E per te Stefano, com'è stato affrontare questa nuova avventura e attraversare questo nuovo suggestivo paesaggio? Come hai affrontato questa nuova ambientazione?

Stefano Turconi

Per me entrare in questo mondo è stato laborioso, perché ovviamente richiede un grande lavoro di ricerca e documentazione, ma non difficile. Ho avuto la fortuna di poter lavorare su un momento storico che mi interessa ed è risaputo che quando una cosa ti interessa la fai con una certa facilità. Ti ci butti, ti piace e vai avanti.

A me piace davvero tanto la storia e, a differenza di una storia fantasy con cui fatico ad approcciarmi, mi trovo a mio agio a rappresentare tutto quello che è storico. Ed è per questo che ci ho lavorato con lo stesso impeto e la stessa passione comuni alle nostre opere precedenti.

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Ma infine, torniamo su Attilio. Le sue origini hanno un loro perché, vero?

Teresa Radice e Stefano Turconi

Ma certo! Noi siamo innamorati follemente del Lago di Como e dei suoi monti!

Abbiamo avuto questo innamoramento folle di questi luoghi e non potevamo non riversarli nella storia di Attilio.

Abbiamo fatto un misto in realtà: c'è un paesino sui monti del lago di cui Attilio è originario, che è un paesino ben preciso, ma che volutamente abbiamo mescolato con altri luoghi. Attilio è quindi un mix dei caratteri del Lago che più ci piacciono.


Alla fine quando devi ambientare la storia, la cosa più semplice è ambientarla appunto in posti che conosci, da questo deriva la nostra scelta. Conosciamo i posti ed il dialetto, i luoghi e le sensazioni che si provano, per questo abbiamo scelto di ambientarlo proprio lì. Ma, ad esempio, anche l'inizio della storia parte in un punto ben preciso della Russia in cui siamo stati, un luogo vero che abbiamo visitato.

Conoscere un luogo ci aiuta tantissimo ad ambientare la nostra storia. Ci è successo spesso anche in passato.

See you soon! -Lewis

LA TERRA, IL CIELO, I CORVI

  • Autori:Stefano Turconi e Teresa Radice
  • Editore:Bao Publishing
  • Genere:Storico
  • Pagine:200 pp
  • Prezzo:€ 20,00
  • Nazionalità:Italiana
TRAMA

Tre uomini, un russo, un tedesco e un italiano, in fuga da una prigione russa alla fine della Seconda guerra mondiale. Non si capiscono tra di loro, ma soprattutto si riveleranno molto diversi da come appaiono. Il lento disvelamento dei loro segreti, mentre il tempo per mettersi in salvo si riduce sempre di più, porterà alla scoperta della verità più imprevedibile per uno di loro. Una storia interamente all'acquerello.

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